Condizione fisica e stanchezza mentale sono un falso problema

Ad analizzare la situazione del Napoli a quarantotto ore dalla partita con l’Udinese, e con lo scontro diretto di Torino nel mirino, appare evidente che la squadra sia tutt’altro che scoppiata. Come pronosticato, magari troppo frettolosamente, da qualche superficiale addetto ai lavori. Accantonando tutti i pessimismi suscitati nell’ultimo mese, si possono scoprire cose assai interessanti sulla condizione psico-fisica degli azzurri. Qualcuno ha interpretato il calo avuto dalla squadra di Sarri, facendone una questione mentale. Come se sentire costantemente il fiato sul collo della Juventus avesse destabilizzato talmente tanto la fragile psiche degli azzurri. Meno avvezzi a dinamiche d’alta classifica rispetto ai colleghi bianconeri, da determinarne un collasso nervoso. Tala da subirne il sorpasso. C’è invece chi ha spiegato la frenata del Napoli motivandola come una questione puramente fisica. A sostegno di tale tesi, si sono aggrappati al solito discorso della turnazione limitata. Come se Sarri, nell’inseguimento alla testa della classifica, avesse optato scientemente e consapevolmente di affidarsi solo ed esclusivamente ai “soliti noti”. Al netto degli infortuni di Ghoulam e Milik. Mettendo in naftalina o nel dimenticatoio, una parte importante della rosa a sua disposizione. Ricorrere ciclicamente a questi due argomenti dimostra una scarsa percezione del valore del Napoli. In effetti, se ci limitassimo a fare una mera valutazione delle due rose. Nonché delle presenze accumulate dai protagonisti della incertissima lotta scudetto, in serie A ed in Champions League, è indubbio che sussistano profonde differenze tra gli azzurri ed i bianconeri. Ma derubricare il Napoli a valletto della Vecchia Signora è mortificante. Ed in un certo senso, sminuisce quanto abbiano inciso Sarri ed i suoi giocatori sulla reale competitività del campionato!!!

Giocatori di qualità vs “platoon system”

La verità è che ogni qual volta la Juventus s’è trovata in affanno, a toglierle le castagne dal fuoco hanno provveduto le qualità dei singoli. Le giocate estemporanee dei suoi fuoriclasse. A turno, nell’arco della stagione, i bianconeri si sono affidati ai gol di Higuain. Alle invenzioni di Dybala. Oltre, ovviamente, alla possibilità di operare scelte capaci di cambiare il volto della squadra. Dal primo minuto, piuttosto che in corso d’opera. In questo finale di stagione, ci ha pensato Douglas Costa a fare da trascinatore. Prima del brasiliano, è stato Bernardeschi a dare il suo contributo, uscendo dalla panchina. Senza sottolineare le innumerevoli possibilità concesse ad Allegri di effettuare rotazioni qualitativamente sempre sullo stesso livello di rendimento tra tutti i suoi centrocampisti. Alternandoli e combinandoli con Pjanic, nella costruzione della manovra. Permettendosi, con Matuidi, Marchisio e Sturaro, di avere sempre anche una dose di forza e dinamismo in mezzo al campo. In tal senso, la “rivoluzione culturale” portata avanti da Maurizio Sarri, in cui la centralità di un sistema di gioco ben definito, mette in second’ordine gli individualismi, ha pagato comunque i suoi dividendi. Visto e considerato che domenica sera, all’Allianz Stadium, il Napoli potrà comunque giocarsi una opportunità per provare a riaprire un campionato che, prima del pareggio del Crotone, sembrava già virtualmente assegnato. La turnazione ridotta a pochi elementi della rosa, in quest’ottica, rappresenta dunque un falso problema. La questione è più filosofica. E’ indubbio che il gioco espresso dal Napoli sia superiore rispetto alla somma dei singoli talenti schierati nell’undici titolare da Sarri. A ciascuno di loro, il tecnico toscano ha chiesto di mettere una parte del loro talento in subordine, rispetto alle esigenze del collettivo. Non per sminuirne le abilità. Anzi, per esaltarle, in regime di condivisione comune. Un dribbling in meno, per favorire il passaggio al compagno meglio piazzato. Una diagonale di copertura in più, per saturare gli spazi e rendere più agevole la pressione al portatore avversario e la densità in zona palla. Questo, sostanzialmente, è il “platoon system” imposto dal Napoli alla mediocrità della serie A attuale. Undici calciatori, che lavorano in funzione della squadra, ciascuno con specifiche funzioni, nell’ambito delle due fasi di gioco: possesso e non possesso-palla.

Francesco Infranca

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