Riporto questo estratto di un articolo de “Il giornale” intitolato “Calcio malato ostaggio delle curve“.
Come potevamo tutti sospettare, le contestazioni alla società Juventus da parte degli esponenti di spicco della curva non sono dovute al caro abbonamenti (giustificato poi con l’approdo di Cristiano Ronaldo), ma il motivo risiede nel fatto che sono stati tagliati i biglietti omaggio. E purtroppo nelle curve italiane c’è dell’altro, come riportato dall’articolo firmato da Tony Damascelli:
 
È il malaffare e la cattiva abitudine di concedere spazio e gloria a chi nulla ha a che fare con il gioco ma sul gioco ha costruito e continua a costruire un business di bagarinaggio, soldi in nero, evasione fiscale e droga. L’inchiesta di cui Report di Sigfrido #Ranucci si occuperà a fine ottobre, riapre un caso già illustrato e giudicato ma presenta figure, nomi e scenari nuovi, personaggi di un sistema che non trova contrasti ed efficacia severa da parte delle istituzioni e della magistratura. Si ha quasi la sensazione di una forma di omertà o di timore, il male è conosciuto, i responsabili sono individuati ma hanno licenza di agire. Il tifoso ultras ha cambiato pelle, non si limita a tifare, è mercante, spacciatore, procacciatore, protettore, trafficante, bagarino. La curva della #Juventus, in occasione della partita di sabato contro il Napoli, si è definita «morta», ha celebrato il funerale del tifo, non contro la squadra ma contro il club perché si è vista ridurre i biglietti omaggio che, quest’anno, saranno massimo 3 o 4, complessivamente tutta la stagione. Una protesta minacciosa e velenosa per significare che sono loro i padroni, sono loro a decidere chi debba gioire, appoggiare o criticare la squadra e che l’omaggio o il biglietto venduto sono un obbligo del club nei loro confronti.
 
È una sconfitta alla quale pochi vogliono reagire. Le intercettazioni confermano come il fenomeno non abbia confini e, generi nuovi attori, goda di un esibizionismo volgare, sfrutti conoscenze e protezioni illustri, trovando complicità all’interno delle società. È, invece, l’erba infestante che cresce dovunque, a Torino, a Milano, a Roma, a Napoli. È una mafia con le bandiere. Un solo sospetto: la vicenda Marotta era nota, rispunta dopo l’epilogo del rapporto ad e club“.
A cura di Vincenzo Di Maso

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