Da qualche tempo a questa parte, nell’immaginario collettivo del panorama calcistico europeo, comincia a circolare un accostamento, che solamente qualche mese fa sembrava davvero azzardato. Quello tra Piotr Zieliński e Kevin De Bruyne.
E’ opinione comune che il belga, almeno attualmente, sia considerato dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori il miglior centrocampista box to box in circolazione. Capace di riscrivere il manuale del moderno “tuttocampista”. Nonché, trasformarsi in un fattore determinante per le fortune del Manchester City.
Quel vocabolo letteralmente significa da scatola a scatola. E viene utilizzato generalmente per descrivere un giocatore che nell’arco della gara più volte riceve la palla nei pressi della propria area e successivamente fa ripartire l’azione. Arrivando nella metà campo avversaria. Se non, addirittura, concludendola personalmente.
Il polacco determina in entrambe le fasi
Del resto, alla luce del rendimento tenuto negli ultimi mesi da Zieliński, la similitudine con De Bruyne non appare affatto azzardata. Entrambi, infatti, si somigliano. Poiché si esaltano potendo sviluppare un calcio diretto. Al contempo, tuttavia, sono abili nell’esprimere pure un gioco estremamente ragionato.
Ovviamente, il polacco interpreta il ruolo in maniera diametralmente opposta rispetto al midfielder di Pep Guardiola. Non fosse altro che, rispetto alla posizione occupata dal belga nel City, classica mezz’ala che fa saltare le certezze difensive altrui, inserendosi puntualmente da dietro, all’interno del sistema scelto da Gennaro Gattuso, Piotr gode di una certa libertà.
Così, diventa un centrocampista unico nel suo genere. Oltre ad essere il principale depositario delle opzioni tecnico-tattiche che fluttuano nella testa di Ringhio quando si tratta di preparare il piano gara. Potendosi muovere per il campo da sottopunta, alle spalle dell’unico terminale offensivo. Oppure spostarsi in avanti, allineandosi al centravanti. Modificando il modulo del Napoli nel più tradizionale 4-4-2.
Insomma, Zieliński è sempre al centro della filosofia di Gattuso, in quanto ne determina sapientemente le strategie, con la palla e senza.
Innanzitutto, ponendosi come appoggio nei cd. half spaces. Coprendo quindi zone di campo intermedie, funzionali a favorire il gioco associativo con gli esterni. In subordine, riempiendo o svuotando la zona centrale del fronte offensivo, affinchè si liberi lo spazio per gli inserimenti di Insigne e Politano (o Lozano).
Tutto questo, senza dimenticare di abbassarsi a collaborare con i mediani nella risalita della palla dal basso…
Napoli ai piedi di Zieliński
Mai come quest’anno, Zieliński sta palesato una vera evoluzione: il motivo per cui già adesso dimostra di muoversi a pieno titolo verso la conquista dello status di Top Player.
Quella virtù che risiede nella sua completezza. Ricongiungendo la mezz’ala al trequartista puro.
Con i suoi strappi in conduzione, espressione di una marcata verticalità, uniti alla facilità nel calciare indistintamente con i due piedi, al punto tale da non comprendere appieno se abbia la dominanza mancina, piuttosto che a destra. Associati alla consapevolezza nel leggere e decodificare il gioco.
Una sorta di giocatore bipolare, quindi, che conserva la versatilità, esprimendola in vari modi.
Se il Napoli, con cinque giornate di campionato da smaltire, mira a sfruttare a suo piacimento alcuni scontri diretti da brivido, che si incroceranno indissolubilmente con la lotta per non retrocedere, è giusto che si affidi a Zieliński.
E’ innegabile che nella corsa alla Champions, tutt’ora incerta ed elettrizzante, nondimeno, imprescindibile per programmare il futuro, la qualificazione per la Coppa dalle Grandi Orecchie passi per i piedi del polacco…
Per approfondire, leggi anche questo