De Laurentiis talvolta avrà pure degli atteggiamenti egocentrici, ma la sua teatralità non è altro che un riflesso di un’indole decisamente accentratrice. Che, al netto di qualche inevitabile errore di percorso, finora ha sempre prodotto risultati in linea con le aspettative societarie. E se adesso gli obiettivi stagionali sembrano sfuggenti o lontani, allora il presidente, alla stregua del “buon padre di famiglia”, interviene di persona. Nel tentativo di riportare ordine in uno spogliatoio forse un pò deluso dai recenti risultati altalenanti. Nonchè tranquillizzare Garcia con le sua vicinanza fisica, veicolandogli dunque la fiducia della proprietà. Almeno a medio termine.

Del resto, chi lavora in quest’ambiente ha la consapevolezza che la sua vita professionale è subordinata ai risultati. Comandano loro, non c’è mai nulla di personale. Al contempo, DeLa sa bene che solamente chi non fa, non incappa in errori sul suo percorso. Questo vale per lo staff tecnico, i protagonisti in campo. E chi nella stanza dei bottoni, prende tutte le decisioni.

Eppure, emerge del buono anche nel modello fortemente verticistico della gestione di Adl. Quale “padrone”, piuttosto che limitarsi a scaricare le colpe (vere o presunte…) sull’allenatore, mettendolo comodamente alla porta, ha invece tentato di rinvigorire la sua creatura, seguendone da vicino il lavoro quotidiano.

La presenza costante agli allenamenti certifica l’estremo tentativo di ridare compattezza, affinchè ciascuno si assuma l’onere di segnare finalmente una svolta. Dando continuità al gioco, e di conseguenza, pure ai risultati.

Il presente e il futuro del Napoli restano la priorità di De Laurentiis. Quindi, con la risolutezza che ne ha sempre contraddistinto le scelte, ha preso in mano la situazione. Determinato a scuotere tecnico e giocatori. Ovviamente, l’ha fatto alla sua maniera, con fermezza e caparbietà.

La palla adesso passa al campo, giudice supremo di ogni protagonista o comprimario del “sistema calcio”…

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