Alzi la mano chi, saputo che Suarez doveva fare un esame di italiano, ha pensato un solo istante che potesse essere bocciato. Era una cosa inimmaginabile. Ed alzi una mano chi dopo aver visto che l’esame, baci, abbracci, selfie e consegna del diploma compreso, durare meno di un’ora ha pensato ad un esame serio. Siamo in Italia, certe cose sono quasi scontate. In Italia sappiamo che certe cose si aggiustano, a prescindere. E non solo quando c’è di mezzo il calciatore famoso. In Italia funziona così sempre. Inutile fare esempi di come funzionano certe scuole, e certe università.

Certo, poi il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Non potevamo certo sapere che ci fosse già una inchiesta in corso. E che certi professori erano intercettati.  E’ chiaro che se intercetti un professore che parla di aiutare un immigrato che è da noi da una vita non frega nulla a nessuno. Quando c’è di mezzo un calciatore famoso in tutto il mondo la storia finisce in prima pagina.

Adesso alzi la mano chi non pensa che il tutto sia stato organizzato dalla Juve. Attenzione, quando si dice Juve non si parla di Agnelli o Paratici (anche se il diesse pare sia comparso in qualche intercettazione). A muoversi è stato un avvocato, ma avrebbe potuto essere chiunque altro. C’è un problema, si cerca come risolverlo. E’ ovvio che sia stata la società a muoversi. Per organizzare tutto in tempi rapidi. Qualche pressione per far fare subito l’esame c’è stata.

Ed è anche chiaro che quando si chiede di far fare subito l’esame si spiega il motivo. Semmai senza dirlo apertamente, si fa capire che non è il caso di bocciare il giocatore, visto quello che è in ballo. Poi scatta la corruzione. Non serve offrire soldi. Basta un biglietto omaggio, una maglia autografata. Magari la promessa di portare in quella università altri extracomunitari in cerca di passaporto italiano. Tecnicamente sempre di corruzione di tratta.

Ripercorriamo la storia. Siamo metà agosto. Suarez sin qui c’è da credere che non ha mai pensato di studiare l’italiano. Il doppio passaporto non gli serviva a nulla. Probabilmente non sapeva neanche la storia dell’esame da fare. I giocatori fanno fatica ad avere libri in mano in età scolastica. Figurarsi se amano farlo quando sono ultra trentenni. In ogni caso si vuole far credere che Suarez in un mese ha studiato così tanto e con tanto profitto da essere pronto all’esame. Era plausibile una cosa del genere?

Chiunque abbia un minimo di sale in zucca non ha mai dubitato un solo istante che l’esame non sia stato farlocco. Certo, si poteva fare un po’ meglio la sceneggiata. Suarez aveva 2 ore e mezzo per fare l’esame. Ha fatto tutto in meno di un’ora, selfie compreso. C’erano giornalisti da tutt’Italia per seguire la cosa, qualcuno immaginava che la questione tempo non sarebbe stata sottolineata? Si poteva tenere l’esaminando tre ore, in modo da dare almeno una parvenza di veridicità al tutto. Ma contro l’arroganza c’è poco da fare.

Ora all’indagine della Procura della Repubblica si aggiunge quella della Procura Federale. Non sappiamo a cosa approderà la prima, siamo certi del risultato dell’inchiesta sportiva. Inchiesta sportiva sulla Juve che si basa sul nulla. Il tutto è stato organizzato a vantaggio di un tesserato del Barcellona, la Juve potrà dirsi del tutto estranea. Sappiamo tutti che non è vero, ma dal punto di vista processuale è così.

Permettete però di dire una cosa: i più ridicoli in questa vicenda sono stati alcuni tifosi juventini, leoni da tastiera. Sui social hanno risposto ai tifosi del Napoli di pensare alle patenti nautiche. La storia di qualche giorno fa in cui almeno tre giocatori del Napoli hanno preso la patente nautica senza sostanzialmente aver fatto l’esame. Certo, se il campionato di serie A comprendesse anche qualche gara di motonautica il nesso sarebbe evidente. Ma, a meno di riforme fatte a seguito del Covid, non ci risulta. La patente nautica non altera il tesseramento di un calciatore. E di conseguenza non c’è illecito sportivo.

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