Il ritorno del Napoli ad altissimi livelli, dopo la gestione a dir poco sciagurata del post scudetto, è sicuramente merito di Antonio Conte. Checché ne dica (o scriva) qualche “scienziato”, lesto a metterlo sul banco degli imputati, l’allenatore salentino ha favorito un cambiamento significativo, rendendo nuovamente competitiva la squadra. E permettendole di vivere un grande inizio di campionato. Oltre a ridare credibilità ad un ambiente talvolta tossico, se non addirittura autolesionista, lontano anni luce dal “protezionismo” di piazze come Torino – sponda Juve – o Milano.
Già detta così, la cosa fa sganasciare dalle risate, al pari di una divertente barzelletta. Per assurdo, se la Serie A finisse oggi, gli azzurri tornerebbero in Champions League, che ormai sembra la panacea per curare tutti i mali dello sgangherato calcio italiano, costantemente sull’orlo di una crisi di nervi (e liquidità…). Eppure, nemmeno la sensazione che l’Uomo del Salento stia tirando fuori dalle secche della mediocrità un gruppo che al culmine di una stagione anonima pareva destinato ad abbassare inesorabilmente l’asticella delle sue ambizioni, è servito a molto. Adesso, invece, il Napoli si sente autorizzato a immaginare qualcosa di ben diverso del semplice ritorno in Europa.
Ora Conte non piace a tutti
Le cose all’ombra del Vesuvio non cambiano mai. E la radicalizzazione del pensiero viene rispolverato al minimo soffio di vento contrario. E’ bastata la sconfitta con l’Atalanta, infatti, a cancellare in un attimo il rinnovato entusiasmo che si viveva in città. Nonché mettere alla gogna il lavoro di Conte, accusato delle peggiori nefandezze. Forse alcuni pensano che il primo posto in classifica non basti, se costruito attraverso baricentro basso e compattezza difensiva. Nondimeno, prima della scoppola subita dagli orobici, i risultati erano sotto gli occhi di chiunque non fosse affetto da miopia selettiva: il Napoli vantava la miglior difesa del campionato. Certo, la proposta offensiva non sarà significativa, come l’Estetica Trascendentale del Comandante. Mentre Kvaraskhelia determina solo a tratti e Lukaku ancora non riesce a convincere la totalità dei tifosi circa la bontà del cambio con Osimhen. Che ricordiamolo per dovere di cronaca, non aveva nessuna intenzione di restare, pur se ricoperto d’oro.
Insomma, nella settimana che avvicina al big-match di San Siro, con l’Inter staccata di un misero punticino, ingolosita dall’opportunità di operare il sorpasso, aleggia un certo scetticismo. Perciò domenica sera il Napoli è chiamato a rivitalizzare questa fase della stagione. L’obiettivo realistico, verrebbe da dire, non era lo Scudetto. Ma a questo punto, lasciarsi ingolosire non è reato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: