Luciano Spalletti in panchina non ha taccuino, né calamaio. Il mister, come riporta il Corriere della Sera, non scrive nulla, memorizza. Chiede al suo staff di riprendere questa o l’altra sequenza. Neanche guarda la cartellina dei cambi. Va d’istinto, o almeno così sembra. Eppure quasi tutto quello che fa ha una logica, una conseguenzialità. Una coerenza di fondo. Perché ogni partita è già pronta molto prima del fischio di inizio.

Non scrive in panchina, ma Spalletti ha tantissimi quaderni in cui annota tutto e che custodisce con gelosia. Sono custoditi nell’armadietto del suo ufficio di Castel Volturno. Memorie di vita quotidiana (non soltanto napoletana) che aggiorna e custodisce con gelosia. O forse riservatezza estrema. Spalletti è uomo attento, annota sensazioni e anche emozioni. Mette nero su bianco la sua idea di comunicazione pubblica, ma anche quei concetti che possono rappresentare una spinta motivazionale per i giocatori. I quaderni segreti di Luciano viaggiano con lui, da una città all’altra. Da una nazione all’altra. Ci trovi Totti, ci trovi Icardi fino a Insigne, Mertens e ai protagonisti di questi giorni. I capitani coraggiosi con i quali è andato anche allo scontro

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