Giovanni Simeone è quello dell’ultimo quarto d’ora. Che entra quando il ritmo degli avversari cala, le squadre iniziano ad allungarsi. E inevitabilmente ne risente anche il rendimento fisico. La vista comincia ad annebbiarsi, come del resto le idee, mentre El Cholito esce letteralmente indemoniato dalla panchina, voglioso di garantire il suo contributo. L’argentino è il tipico attaccante “di riserva”, che si butta in profondità, strappando in conduzione. O si abbassa in zona palla, per ricevere lo scarico e poi consolidare il possesso.
Come al solito, pure contro l’Udinese ha dato tantissimo, pienamente a suo agio in una manciata di minuti. Partecipando attivamente all’azione con cui Anguissa ha messo in ghiaccio i tre punti, innescandone la cavalcata con una sontuosa sponda, che ha lanciato il camerunese in campo aperto.
Classico gol “alla Simeone”
Insomma, non è esagerato affermare che se Simeone a gennaio scegliesse di cercare fortuna altrove, fuori la porta del suo procuratore si formerebbe una lunga fila di pretendenti. Almeno sul piano individuale, innegabile meriterebbe altre serate da protagonista come quella vissuta un paio di settimane fa all’Olimpico, nell’infausto ottavo di Coppa Italia. Al netto dell’eliminazione, infatti, ha rimesso momentaneamente il Napoli in partita con un gol che racconta il suo notevole istinto, e costruito un’altra nitida occasione, sventata da Mandas con una parata clamorosa.
La fame da attaccante usato col contagocce gli ha permesso di leggere la situazione prima di chiunque altro, quando ha visto Neres sgasare in spazi risicati, talmente intasati dai difensori della Lazio, che appariva impossibile cavare qualcosa di utile. Invece il brasiliano sguscia via come il capitone dell’iconica scena con Marina Confalone nel film di Luciano De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”. Dentro una giocata che non ha nulla di ortodosso, una sorta di uno contro tutti innescato dall’esterno brasiliano, Simeone ne conclude il lavoro col tap-in, tagliando con cattiveria dal lato debole e ribadendo in rete la respinta corta del portiere biancoceleste.
Conte lo considera centrale nelle sue rotazioni, perché rappresenta sempre una presenza rassicurante quando le cose non si mettono nel verso giusto. Pur se talvolta sembra quasi dimenticarselo in fondo alla panchina. Col mercato di “riparazione” ormai incombente sarà normale vedere accostato il nome di Simeone a diverse squadre della middle class in Serie A: d’altronde, chi intende ambire a uno status da borghesia calcistica non può fare a meno di un centravanti di razza. Peccato (per loro) che l’Uomo del Salento intenda tenerselo stretto.
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