Questo weekend il Napoli ha fatto il suo, mantenendo inalterato il distacco dall’Atalanta capolista. Accomodandosi poi davanti alla tv, in attesa magari di guadagnare qualcosina sulla concorrenza. In effetti, il pareggio della Juve e la sconfitta della Fiorentina hanno prodotto un piccolo vantaggio in classifica per gli azzurri. Perché i risultati sono sovrani e restano l’unico termine di paragone per valutare la bontà del lavoro svolto finora da Antonio Conte. Che non dimentichiamolo mai, ha ereditato in estate un gruppo che veniva dalla gestione pressoché fallimentare del post-scudetto. Ecco allora che la trasferta in Friuli diventava di colpo il crocevia di ambizioni varie e sicurezze assortite.
L’Udinese è entrata in campo con la precisa volontà di giocare a ritmi elevati. Un lavoro che i bianconeri hanno svolto con grande concentrazione. Runjaić l’ha preparata proprio bene, perché il pressing accompagnato dalla riaggressione feroce hanno inciso tantissimo. Innanzitutto, sporcando la costruzione dal basso; impedendo cioè agli azzurri di consolidare il possesso. Quindi, creando i presupposti per riconquistare il pallone nella trequarti del Napoli, mettendone in grande difficoltà la difesa, obbligata a scappare all’indietro senza nessun ordine.
Conte spezza la pressione
Conte ha provato a spezzare la pressione chiedendo a McTominay e Olivera di scambiarsi la posizione. Con l’uruguagio che veniva a giocare nel mezzo spazio, e la sovrapposizione interna dello scozzese, lesto ad aprirsi in ampiezza. L’idea era quella isolare Neres contro Ehizibue, sovraccaricando la fascia mancina. Creando dunque superiorità numerica e posizionale. Peccato che i friulani abbiano intuito costantemente questa intenzione, evitando di collassare grazie alla compattezza con cui scivolavano lateralmente Lovric (poi Atta) e Karlstrom. Mentre Kristensen accorciava in zona palla, chiudendo ogni possibile traccia verso Lukaku.
Nella ripresa, invece, il Napoli ha cercato di ristabilire le gerarchie, facendo pesare un rango superiore. O meglio, affidandosi alla qualità delle giocate individuali. Arrivate comunque all’interno di un contesto collettivo, che esalta il talento. Di fronte alle difficoltà palesate nei primi 45’, l’allenatore salentino non è sceso a compromessi con i suoi principi. Anzi, ha chiesto alla squadra di andarsi a prendere la partita. Ovvero, che si fidasse ciecamente del piano-gara predisposto in settimana. Così, gli ospiti hanno cominciato a salire di livello, intensificando decisamente il ritmo.
Anguissa box to box
Insomma, c’è la sensazione che nonostante abbia pesato emotivamente il sorpasso subito dall’Atalanta, comincino a vedersi incoraggianti segnali di miglioramento sul piano del gioco. Certo, la percentuale di possesso palla non è necessariamente indicativa del controllo esercitato sull’Udinese. In effetti, ad eccezione del salvataggio di Sava sulla conclusione di Anguissa, non si è tradotta in clamorose occasioni. Il Napoli ha affidato la sua pericolosità esclusivamente alle sgasate di Neres. Ben diversa, la ripresa: cambiando ritmo, anche la fase di possesso è salita di livello, con la conseguenza pratica che il pressing dei bianconeri è diventato un lontano ricordo. Gli esterni hanno cominciato a sovrapporsi, e le mezzali a inserirsi alle spalle della mediana avversaria, con uno spirito da box to box.
In definitiva, il Napoli sta dimostrando coi fatti (e non a chiacchiere) di essere una squadra dotata di grande personalità. Perché vince le partite non solo con cinismo, ma pure imponendo forza e leadership.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: