Romelu Lukaku non è il classico centravanti d’area di rigore, che si piazza in mezzo ai difensori e dopo fa a sportellate. O almeno, pur conservando all’interno del suo codice genetico tracce evidenti di fiuto per la rete, non solamente quello che aspetta l’attimo buono per buttarla dentro. E nel frattempo fruga nella spazzatura della partita. Ovviamente, la prima caratteristica che balza agli occhi rimane la potenza. Nondimeno, al netto di una fisicità dominante, il belga è capace di interpretare il ruolo con mille sfaccettature.
Una comprensione complessiva del gioco maggiore di quel che immagina la critica gli consente di tenersi al passo con il dinamismo richiesto ad un profilo del suo livello dal calcio contemporaneo. Insomma, fa tanto altro, tipo sponde o smarcamenti fuori linea, oltre che caricare la profondità a testa bassa. Cose che messe tutte assieme lo rendono davvero speciale. Perciò gli addetti ai lavori lo considerano uno degli attaccanti più decisivi della Serie A.
Quando è arrivato a Napoli, in ritardo rispetto ai compagni che scendevano dal ritiro, Lukaku ha dovuto adattarsi alle necessità della squadra. Rispondere presente nonostante la preparazione in solitudine non lo avesse reso reattivo alla stregua di chi già aveva rodato le gambe. Fornendo comunque la miglior versione possibile di sé in questa fase della stagione. Particolare non trascurabile: senza mai perdere quella contagiosa allegria che lo contraddistingue nei rapporti con i media ed i tifosi.
Castelvolturno preferito all’Olimpico
Allora, per tornare al top della forma e riprendersi prepotentemente la scena, approfitterà della sosta per continuare a lavorare. Rinunciando alla nazionale. Tra l’altro, il Belgio è impegnato proprio stasera all’Olimpico contro l’Italia. Ma il commissario tecnico dei Diavoli Rossi, Domenico Tedesco, ha preferito non convocarlo per il doppio impegno in Nations League (“Spero che sia con noi a novembre, vedremo. Dipende dalla sua forma fisica. Al momento difficilmente riesce a tenere novanta minuti…”). Del resto, alla ripresa il campionato entra nel suo culmine, ci saranno un mucchio di partite decisive, nonché scontri diretti. Bisognerà avere ogni risorsa in organico pronta e reattiva.
Eppure finora Big Rom s’è dimostrato perfetto per instillare all’ombra del Vesuvio l’identità calcistica di Antonio Conte. Ci ha messo veramente poco per abituarsi alle richieste del suo mentore. Ampliando le soluzioni offensive a disposizione degli azzurri. L’allenatore, infatti, lo utilizza indistintamente come pivot in post basso: lì si muove a proprio agio, tenendo il pallone. L’ha fatto per esempio, nelle trasferte di Cagliari e Torino. Solo che a casa della Juventus, in una gara ruvida come la cartavetrata, si è dovuto accontentare di essere meno dominante del solito, tallonato ovunque da Bremer. In generale, da quella mattonella crea la giocata ideale per uscire indenne dal traffico. Cioè, ricevendo spalle alla porta. Quindi, scaricando all’indietro il passaggio. E poi leggendo la situazione.
Versione efficacissima di calcio relazionale, che rompe la compattezza degli avversari tra i reparti. Stringendo o allargando il campo affinché McTominay o Kvaratskhelia si buttino negli spazi. Oppure chiede ai compagni, non escludendo nemmeno il portiere, di verticalizzare subito: una sorta di manifesto elettorale che ne certifica la capacità di aggredire in transizione la linea difensiva. Esaltandosi nell’uno contro uno. In definitiva, le caratteristiche di Lukaku- straripante superiorità fisica abbinata a doti tecniche nel connettersi ai compagni – lo rendono indispensabile nel sistema di gioco della capolista. Dopo la sosta, toccherà all’Empoli la prova del nove: resistere agli strappi del centravanti belga, voglioso di attentare alla solidità difensiva dei toscani per continuare a coltivare le ambizioni azzurre.
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