Generalmente l’ultima giornata, se non c’è nulla in ballo, è un momento della stagione in cui i calciatori vorrebbero velocizzare le operazioni, superando l’ultimo ostacolo che porta alle vacanze.
Ovviamente, in casa Napoli incombe la strisciante sensazione di aver letteralmente buttato lo scudetto. Tuttavia, è pretestuoso andare a cercare qua e là i punti lasciati per strada, che magari avrebbero consentito agli azzurri di lottare per il titolo fino alla fine.
Nondimeno, dilatare all’infinito i rimpianti per un campionato che poteva trasformarsi in qualcosa di differente rispetto alla mera qualificazione in Champions League del prossimo anno appare comunque un esercizio sterile e poco altro…
Propedeutico a cavalcare l’onda lunga del malcontento popolare ormai diffusosi a macchia di leopardo all’ombra del Vesuvio. Ma tutt’altro che costruttivo.
Aspettando chi si è fatto attendere troppo
Così, anche se oggi alla stragrande maggioranza degli attori in campo verrebbe voglia di stare altrove, dopo un’annata lunga e logorante, tocca disputare una partita anomala. Buona esclusivamente per gli almanacchi.
Presumibilmente, poiché emotivamente c’era ben poca pressione su Spezia e Napoli, il match del Picco, nient’affatto sonnacchioso, ha rapito l’attenzione degli spettatori, gratificandoli con giocate veramente apprezzabili.
Sicuro del terzo posto, impossibilitato dunque a cambiare la posizione in classifica della sua squadra, Luciano Spalletti concede vetrina e minutaggio a chi finora in campo è sceso pochino.
Insomma, è l’ultimo giorno di scuola, eppure nessuno intende fare un figuraccia. In questo scenario festoso, spiace constatare che tra i migliori in campo ci siano Politano e Zielinski. Ovvero quelli maggiormente manchevoli nei momenti topici del campionato, letteralmente scomparsi dalla scena, invece, quando il loro apporto era più necessario.
Senza dimenticare poi il contributo in termini di corsa e sostanza offerto da Demme. Che rende sostanzialmente inspiegabile l’avversione maturata ad un certo punto nei suoi confronti dall’Uomo di Certaldo.
Napoli devastante in fascia
La sfortuna per i padroni di casa s’è palesata sin dai primissimi minuti. Il Napoli ha decodificato subito come scardinare il blocco difensivo dello Spezia, alternando pressione con possesso ragionato.
La squadra di Thiago Motta, infatti, ha perso un paio di palloni sanguinosi all’atto della costruzione bassa, e gli azzurri sono stati abilissimi a convertire il pressing alto in nitide occasioni per battere a rete.
Il problema è che i liguri hanno sofferto terribilmente il movimento a stringere dentro al campo degli esterni offensivi partenopei, associato alla presenza sulla trequarti di Zielinski. Una sottopunta illuminante (le volte che tiene genio…), nello sfruttare le qualità tecniche superiori alla media, per saltare l’uomo e strappare verso la porta.
Politano ed Elmas hanno avuto tanto spazio a disposizione per rientrare sul piede dominante e attirare verso l’interno Ferrer e Amir.
Con la conseguente libertà – particolarmente fruttuosa – garantita lateralmente a Zanoli e Ghoulam, eccellenti nell’esplorare l’ampiezza. Tant’è vero che il Napoli riusciva a portare molti uomini nell’area di Provedel, sui cross dei terzini.
Bello ed al contempo tristissimo vedere l’algerino spadroneggiare in fasci. Percorrere il binario mancino come il Freccia Rossa che aveva incantato mezza Europa, prima che il ginocchio facesse crack.
“Solito” canovaccio, possesso e imbucate
In definitiva, il Napoli è apparso totalmente in controllo della gara, in virtù del possesso qualitativo, arricchito da quel particolare dinamismo in grado di cambiare ritmo al giropalla ogni qual volta aumentava l’intensità.
Da rimarcare, inoltre, il gioco posizionale della coppia di pivote. La pulizia nei passaggi sul breve di Lobotka e Demme, conditi dalle rotazioni con cui i due metodisti si abbassavano a turno vicino Juan Jesus, creando spazio alle spalle della prima linea di pressione altrui, sono tutte giocate funzionali a imbucare centralmente o aprire in fascia.
Ricordando a chi manifesta pregiudizio ideologico e critica ossessiva nei riguardi dei principi introdotti quest’anno da Spalletti, quanto sia tremendamente efficace, oltre che esteticamente assai gradevole, la costruzione a tre.
Nota a margine. In fase di non possesso, i partenopei hanno dimostrato una certa compattezza, scevri da sbavature di reparto o errori individuali.
Permettendo solamente a Daniele Verde di tentare qualche sortita, toccando tanti palloni. Isolandosi spesso in situazione di uno contro uno, cercando la triangolazione per arrivare al tiro. Forse l’unico che aveva ancora voglia di sbattersi là davanti per uno Spezia a caccia di motivazioni come un assetato anela acqua nel deserto.
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