Difficile prevedere tatticamente che tipo di gara vorrà fare oggi l’Empoli. I toscani, infatti, interpretano l’evento agonistico con una certa propensione a giocarsela costantemente a viso aperto, piuttosto che attendere passivamente l’avversario.

La gestione dell’attrezzo, dunque, diventa una priorità fondamentale. Il possesso come strumento su cui Andreazzoli basa molto della sua filosofica calcistica, a tratti particolarmente ambiziosa.

Nel 4-3-1-2 a rombo, lo sviluppo di quelle combinazioni funzionali a controllare il pallone passa necessariamente attraverso un approccio collettivo, teso a creare una serie di movimenti coordinati, prevedono la partecipazione di tutti gli uomini.   

Il coraggio di scegliere un “baby” regista

Per la squadra empolese uno dei punti fermi rimane la costruzione in zona arretrata, fatta sempre con discreta personalità.

La struttura posizionale dell’Empoli è decisamente orientata a lasciare la responsabilità della impostazione al giovane, nonché talentuosissimo, Samuele Ricci.

Il “ragazzino”, appena 20 anni compiuti ad agosto, si abbassa a ricevere dai centrali difensivi il primo passaggio e comincia la risalita. Chiaramente, sceglie il tipo di distribuzione, adattandola inevitabilmente all’atteggiamento assunto dalla controparte.

Per indole, comunque, i toscani tentano di mettere in difficoltà gli avversari allargando innanzitutto sui terzini.

E solamente dopo aver consolidando il possesso con le mezz’ali oppure stimolando alla ricezione il trequartista, verticalizzano verso le punte.

L’importanza di terzini e mezz’ali

La manovra, insomma, non cerca di passare insistentemente per i corridoi centrali. Al contrario, preferisce esplorare molto più spesso le catene laterali.

Quando Ricci è schermato, quindi momentaneamente estromesso dalla ricezione, tocca a Stojanovic e Parisi eludere la pressione ed aprire il campo, coinvolgendo anche la mezz’ala di parte ed il trequartista.   

I  questo contesto, Haas e Zurkowski facilitano lo scorrimento del gioco con fluidità, perché non si limitano a determinare con il possesso. Ma si muovono pure senza palla, allargando e attaccando la profondità.

Così da favorire l’apertura di linee di passaggio in diagonale, dai terzini a Bajrami, attestato sulla trequarti offensiva. Mentre le due punte – Pinamonti e Cutrone – non accorciano in zona palla, bensì rimangono abbastanza alte, con l’idea di allungare la difesa avversaria. 

Dove potrebbe fare male il Napoli

Assai aggressivo l’Empoli in fase di non possesso. Marchio di fabbrica imposto da Andreazzoli alla squadra è il cd. gegenpressing. Probabilmente, un retaggio culturale assorbito durante la collaborazione alla Roma con Luis Enrique.

In pratica, nel momento immediatamente successivo alla perdita della palla, puntualmente, i toscani anziché scivolare all’indietro per riorganizzarsi, “riaggrediscono” l’avversario, cercando di interromperne all’origine la ripartenza.

Se il Napoli vuole davvero fare male agli empolesi dovrà sfruttare lucidamente il cambio di campo, o cercare potenziali situazioni   che favoriscano il terzo uomo.

In effetti, come succede a chi schiera il rombo in mezzo al campo, l’Empoli talvolta palesa una evidente vulnerabile ai cambi di gioco. Ovviamente, se fatti spostando velocemente il pallone.

Inoltre, il possesso insistito dei partenopei potrebbe danneggiare i toscani, costringendoli a lunghe fasi di difesa posizionale bassa. Sostanzialmente inadatta a  mantenere le linee strette e corte, se il trequartista e le due punte non si sacrificano, rientrando celermente sottopalla.