È difficile analizzare il momento che sta attraversando Antonio Conte senza considerare, a parziale giustificazione della disfatta contro il Verona, la lacuna nell’attacco del suo Napoli. Una situazione di emergenza dettata dal mercato che ristagna. Che de facto ha messo Manna nella scomodissima posizione di dover aspettare gli eventi, nella speranza di poter poi cogliere l’occasione propizia. Romelu Lukaku rappresenta ciò che il diesse sta inseguendo, rimane al primo posto nelle preferenze del club partenopeo per sostituire il partente Victor Osimhen. Una trattativa imbastita da tempo, che sembra sempre vicinissima a chiudersi. E però tarda a formalizzarsi.   

Nel frattempo, fallita clamorosamente l’idea di ovviare alla principale carenza in organico affidandosi a Simeone e Raspadori, l’allenatore salentino spinge per avere quanto prima una “vera” prima punta. Cioè un profilo offensivo capace di dominare fisicamente gli avversari occupando gli spazi nell’ultimo terzo di campo. D’altronde, Big Rom dà il meglio di sé in un sistema reattivo, pensato proprio per permettergli di andare in campo aperto. 

Osimhen mentalmente lontano

A proposito del nigeriano, chiariamo immediatamente una cosa. Chi racconta lo spogliatoio di qualsiasi squadra alla stregua di un ambiente di lavoro perfetto mente in modo spudorato. La corrente narrativa buonista, tipo “zucchero filato”, è falsa come il bacio di Giuda. Perciò, se Victor non va assolutamente messo in discussione come centravanti, appare evidente quanto sia invece attualmente carente la leadership emotiva nei confronti dei compagni. Una etichetta di strafottenza che s’è abbondantemente guadagnato nel momento stesso in cui ha messo le sue priorità davanti a quelle del gruppo, latitando nelle amichevoli. E dopo tirandosi fuori dall’esordio in campionato. 

Peccato che lo spessore di un Top Player (o presunto tale…) si veda in circostanze del genere, mentre il “nove” dello scudetto ha palesato ampiamente i suoi limiti. Perché non si può separare il giocatore dalla persona e viceversa. Sono vasi comunicanti. Ergo, dietro le frasi di circostanza infarcite di politically correct, ormai tutti a Castelvolturno sanno bene chi è.

Il Napoli ha bisogno di Big Rom

Detto questo, il problema in attacco sussiste: il Chelsea vuole monetizzare e pretende (in teoria…) l’intero costo del cartellino per cedere Lukaku. Ovvero, i 43 milioni di euro della clausola rescissoria. Il Napoli rilancia, ipotizzando di chiudere l’operazione con la formula del prestito oneroso (5 milioni subito), accompagnato dall’obbligo di riscatto, fissato in 25 milioni. Affare da circa 30 milioni complessivi, bonus assortiti. A Londra nicchiano, ma sembra di capire che siano comunque disposti a ridurre le loro pretese. Arduo percorrere la via che porterebbe Osimhen a fare il percorso inverso in virtù dello scambio di prestiti. Troppi i 10 milioni di stipendio annuo, che lo proietterebbero di colpo in vetta alla lista dei più pagati tra i Blues. Infatti, a Stamford Bridge intendono abbassare notevolmente il monte ingaggi.

Nondimeno, la sterilità offensiva del Bentegodi è sintomatica di un deficit profondo, che il Napoli può mettersi alle spalle forse solo con l’arrivo di Lukaku. Il belga è l’unico in grado di finalizzare la manovra avvolgente della squadra, connettendo il gioco, oppure lavorando in totale autonomia. Nel primo caso, l’abilità nell’usare i muscoli permetterebbe a Conte di stimolare lo scarico sul breve, con Romelu che accorcia verso i centrocampisti. E dopo aggredisce la profondità, interpretando il ruolo in chiave associativa, nella fase di risalita del pallone. Senza trascurare la possibilità di sfruttarlo col classico lancio lungo, esplorando la verticalità. Situazioni mai viste finora contro Modena e Verona.  

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