Le premesse per vivere un Napoli–Atalanta entusiasmante pare ci siano tutte. Gli orobici sono la squadra ideale per testare le ambizioni della capolista. In effetti, Gasperini continua a seguire il solco del suo calcio, quello con il quale abbiamo imparato a riconoscere un allenatore dalle idee radicali. A tratti addirittura spregiudicate, almeno nella fase di non possesso. Il suo è un calcio costantemente orientato alle marcature individuali in ogni zona del campo. Una precisa strategia, fatta di pressing alto nella trequarti altrui e drastiche riaggressioni alla stessa altezza nel caso di perdita del pallone, funzionali a ricercare immediatamente la riconquista.
Tuttavia oggi la Dea, pur giocando prevalentemente con la difesa a tre ed i laterali a tutta fascia, mostra anche facce diverse, poiché ha inserito nuove sfumature, a seconda delle esigenze e dell’avversario di turno. Le statistiche, per esempio, mostrano un volto diverso nella fase di possesso. Non a caso, vanta il miglior attacco della Serie A. Finora ha messo a segno la bellezza di 26 gol. In media, fanno due e mezzo a partita. Un dato incoraggiante, che afferisce la rinnovata pericolosità rispetto al modo aggressivo di difendere sui riferimenti, che è sempre stato il marchio di fabbrica dei nerazzurri. Fondamentale non solo Retegui, capocannoniere del campionato con 10 reti. Delittuoso trascurare il lavoro tra le linee di Lookman e De Ketelaere (o Samardžić) nell’accompagnare l’azione offensiva.
Baricentro medio vs pressing alto
A questo punto, è interessante osservare come questo atteggiamento si possa incastrare con la vocazione tattica del Napoli. Sicuramente più prudente. Per indole, infatti, Conte vuole un baricentro medio, così da tenere la squadra compatta, e magari attaccare poi in transizione. Una filosofia che si traduce nell’aspettare invece di alzarsi subito, coprendo maggiormente gli spazi. Gli azzurri, dunque, si schierano sottopalla con un 4-4-2 assai fluido, dove a Lukaku si affianca McTominay, con il compito specifico di schermare la prima costruzione. In questa maniera, Anguissa stringe al fianco di Gilmour mentre Politano e Kvaratskhelia si abbassano, con il compito di assorbire gli inserimenti sull’esterno.
Insomma, col fatto di rimanere stretti e corti, Conte sembra aver trovato il giusto equilibrio tra l’idea di fare densità centrale e l’attenzione nel saturare i corridoi intermedi, aumentando la solidità difensiva. In sostanza, la fase di possesso è snellita, con una conseguenza pratica decisiva: meno controllo del palleggio, più ripartenze in campo aperto. Ad animare il gioco degli azzurri un principio semplice, attrarre l’avversario, allungandone le distanze tra i reparti. Ergo, esplorare la profondità verso Lukaku. Chi più di tutti è avvantaggiato in questo scenario è proprio Big Rom, che si propone spalle alla porta, pianta il corpo spigoloso e fisicato per nascondere palla ai difensori, tentando di mandarli fuori strada col controllo orientati.
Tenendo comunque presente che il dominio territoriale con la palla resta un must del Napoli, avendo una rosa ricca di qualità, in grado di sostenerlo adeguatamente coi dribbling di Kvara e le conduzioni di Politano. E ancora, il passo per accompagnare in contropiede grazie a terzini di gamba del calibro di Olivera e Di Lorenzo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: