Concludiamo la nostra analisi dell’utilizzo della rosa da Napoli da parte della direzione tecnica (sempre fino alla ventesima giornata di campionato 2020-2021, coppe comprese). Chiaramente,  tocca agli attaccanti.

Sette (ora sei) coltelli da affilare

L’acquisto più oneroso della gestione De Laurentis, anzi di tutta la storia del calcio Napoli, Victor Osimhen (classe 1998) non è sfuggito, purtroppo, alla maledizione del dopo Higuain (vedi, più in basso, alla voce Milik).

Protagonista di un inizio promettente, l’attaccante nigeriano si è infortunato il 13 novembre 2020 in occasione di una partita con la sua nazionale (l’amichevole Nigeria – Sierra Leone). Risultato: oltre due mesi di stop (e per non farsi mancare nulla, Victor si è preso anche il Covid-19). In totale ha disputato 11 incontri (7 in campionato, 2 in EL e due in Coppa Italia) per soli 661 minuti bagnati da 2 gol ed un’espulsione.

La nona stagione in azzurro di Lorenzo Insigne (1991) è apparsa subito in salita. Il magnifico si è infortunato durante la seconda giornata di campionato (27 settembre), e successivamente il 28 ottobre nel match di EL con il Real Sociedad. Nonostante gli acciacchi, il capitano ha preso parte a tutte le competizioni disputando 26 incontri (16 in campionato, 6 in EL, 3 in Coppa Italia oltre la Super Coppa). Nel corso dei suoi 1.954 minuti ha segnato 9 reti (tre su rigore).

Dopo una stagione (d’esordio) difficoltosa, quest’anno Lozano (1995) si è acceso mostrando le sue effervescenti qualità, divenendo un autentico incubo per le difese avversarie. Il talento messicano è sceso in campo in tutte le partite ufficiali del Napoli – 29 – per complessivi 2.056 minuti durante i quali ha realizzato 12 gol, tutti su azione.

Il marcatore all-time del Napoli, Dries Mertens (1987), ha accettato di cambiare nuovamente posizione in campo con la grazia e l’entusiasmo di un ragazzino. Prima del brutto infortunio patito a San Siro, il folletto belga aveva “aggiornato” di 5 reti il suo record e fornito 6 assist (era il primo in serie A). Per Ciro le presenze sono 21 (13 in campionato, 6 in EL, una in Coppa Italia e la Super Coppa) ma i minuti solo 1.263. È nuovamente fermo per riprendersi dall’infortunio alla caviglia.

Sesto uomo di lusso del Napoli, Politano (1993) è stato impegnato già 28 volte (18 in campionato, 6 in EL, 3 in Coppa Italia, oltre alla Super Coppa) per 1.291 minuti. Ha segnato 8 reti, ben 4 da subentrato (record nei principali campionati europei).

Acquistato con il compito d’essere un utile supporto ai compagni di reparto, Petagna (1995) si è trovato a dover portare sulle sue spalle il peso di tutto l’attacco del Napoli. Per lui già 27 presenze (18 in campionato, 6 in EL, 2 in Coppa Italia oltre la Super Coppa) per un totale di 1.436 minuti impreziositi da 5 gol, alcuni pesantissimi (perché hanno fruttato i tre punti).

Era partita alla grande l’esperienza in azzurro di Fernando Llorente (1985), addirittura subito in gol nella sfida casalinga contro il Liverpool campione d’Europa. Invece con Gattuso il suo utilizzo è andato drasticamente scemando. Cinque le presenze complessive in questa parte della stagione, 3 in campionato e 2 nelle coppe nazionali. Solo spezzoni di gara (spesso per recuperare un risultato negativo) per complessivi 81 minuti tristemente infruttuosi.

Nella sessione invernale del calciomercato è stato ceduto all’Udinese a titolo definitivo. Lascia l’azzurro con 29 presenze all’attivo e 4 marcature, tutte realizzate durante la scorsa stagione.

Fuori rosa per scelta societaria, Arkadiusz Milik si è reso protagonista di una soap opera poco entusiasmante che è terminata con il passaggio all’Olympique Marsiglia (prestito con obbligo di riscatto). Per lui l’esperienza all’ombra del Vesuvio si è conclusa con 122 presenze e 48 gol (e due operazioni in due anni, una per ginocchio).

È bello poter segnalare l’esordio in maglia azzurra di Antonio Cioffi (classe 2002) che ha calcato l’erba dello stadio Maradona negli 11 minuti finali di Napoli – Fiorentina (6-0). Ci auguriamo che siano i primi di una luminosa carriera.

L’analisi  

Appare evidente che il progetto sportivo del Napoli fosse di assemblare una squadra dalla gioiosa propensione offensiva. Lo sforzo da parte della Società è stato notevole: l’acquisto più oneroso della storia del calcio Napoli (una scommessa o forse un rischio), la conferma di tutti i pezzi “pregiati”, con la sola eccezione di Callejón, a tal proposito, grazie infinite José, professionista esemplare, e come ciliegina sulla torta, il rinnovo di Dries Ciro Mertens, una delle più belle favole sportive e umane degli ultimi vent’anni.

Insomma, ai nastri di partenza mister Gattuso aveva a disposizione una bella corazzata. Al netto di qualche sbavatura organizzativa, e della atavica generosità sotto porta, il rendimento complessivo della squadra è stato buono. Il Napoli ha oscillato tra il primo o secondo attacco del campionato (ma con una delle peggiori percentuali realizzate, argomento che affronteremo a parte).

Certo, attorno agli Azzurri è sempre aperto il dibattito sulla mancanza di personalità, di “cazzimma”, di tutti quegli elementi necessari per compiere il definitivo e tanto celebrato salto di qualità.

Ma prima dell’infortunio di Mertens (patito al sedicesimo minuto della dodicesima giornata), il Napoli era secondo in classifica con 24 punti, a tre lunghezze di distacco dal Milan capolista.

E questo nonostante le imprecisioni degli attaccanti, le “disattenzioni” arbitrali (incisive, specie negli scontri diretti), una partita da recuperare, l’infortunio di Osimhen (già assente dalla settima giornata), gli acciacchi di Insigne e le indisponibilità iniziali di Elmas e Zieliński  (fermati dal Covid-19).

Non voglio fornire alibi a mister Gattuso, che pure ha le sue colpe (le analizzeremo prossimamente) ma il reparto d’attacco ha perso troppi pezzi lungo il percorso (e per un periodo prolungato), costringendo così ad un super impegno il resto della rosa. In particolare, Lozano, fin qui uno dei migliori calciatori del campionato.

Se devo riconoscere una pecca alla società è quella di non aver risolto, in estate, le questioni Llorente e Milik. Per il resto, vista la maledizione dell’attaccante, il record di pali e traverse (ma bisognerebbe ricordare ai “ragazzi” che non si assegna un premio per questa particolare classifica) e le sbavature arbitrali (il doppio sgambetto di Donnarumma in Napoli-Milan pesa ancora tanto) consigliamo l’acquisto di un esorcista.

Ripensandoci, meglio andare sul sicuro, facciamo due.

Guido Gentile