Il fascino di un’altra esperienza professionale intrecciato all’ambizione di chi vuole farsi strada. Così i destini di Alex Meret ed Elia Caprile si sovrappongono inesorabilmente. I fatti parlano chiaro e non possono essere trascurati. Specialmente alla luce di certe indiscrezioni di mercato che arrivano da Milano, sponda Inter: pare che i nerazzurri stiano monitorando l’Airone azzurro. Il contratto in scadenza al prossimo giugno ed un rinnovo che tarda a concretizzarsi stimolano l’attenzione di Marotta, certamente non nuovo a operazioni del genere. Sarebbe l’ennesimo colpo a parametro zero del plenipotenziario dirigente, che quando fiuta una invitante occasione è difficile che se la lasci sfuggire.
Il Napoli e l’entourage del portiere friulano discutono da un bel po’ il prolungamento fino al 2027, nonché un adeguamento rispetto ai circa due milioni di euro percepiti finora, ma non hanno ancora messo nero su bianco. Bisogna comunque tenere presente che Sommer – attualmente, titolare indiscusso nelle gerarchie di Inzaghi – è vincolato al club fino al 2026. Mentre il futuro pareva già delineato, con Martinez a ereditarne poi la “numero uno”. Soprattutto alla luce dei 13 milioni più bonus investiti solo qualche mese fa per strapparlo al Genoa.
Caprile in stand-by
A rendere maggiormente fluida la situazione, la consapevolezza che Caprile rimane un asset da non depauperare per la società partenopea. Insomma, c’è un ideale passaggio di testimone che potrebbe profilarsi addirittura nell’arco di poche settimane. Col testimone che passa dalle mani di Meret a quelle di Caprile.
Ovviamente, sembra paradossale che con la squadra pienamente in lotta per qualcosa di più sostanzioso della semplice qualificazione in Champions, Conte accetti supinamente che ambiente e spogliatoio vengano destabilizzati da dinamiche extracampo. Nondimeno, qualora davvero l’esperienza all’ombra del Vesuvio di Meret dovesse giungere al capolinea, il Napoli saprà farsi trovare pronto. In questo scenario, tuttavia, è difficile ipotizzare subito l’accantonamento del “vecchio” per celebrare la novità. Nell’immaginario collettivo, al netto dei soliti noti, che ormai professano l’idiosincrasia seriale nei confronti di Meret, la tentazione di cambiare estremo difensore resta una soluzione lontana.
Prodigi e titubanze
In pratica, qualsiasi discorso non è soltanto prematuro. Anzi, rischia di inghiottire lo stesso Caprile. Che al momento, quando ha sostituito Meret, non ha ancora dato l’impressione di essere un leader carismatico, capace di caricarsi i compagni sulle spalle. Anche giovedì sera, contro la Lazio, ha alternato interventi prodigiosi a piccole titubanze. Il rigore respinto a Zaccagni poteva accompagnare gli azzurri verso la qualificazione ai quarti. Però sono rivedibili un paio di uscite, tra cui quella che ha causato il penalty. Dopo il prestito all’Empoli, vero detonatore della sua carriera in Serie A, perché assai fruttuoso a livello di rendimento personale, quindi piuttosto formativo, Caprile è ritornato alla base, senza fare troppo rumore.
Forse perché, a dirla tutta, la parabola della sua carriera non ricorda quella tipica di un predestinato, quanto piuttosto somiglia a un inno al sacrificio e alla perseveranza. Certo, con l’eliminazione dalla Coppa Italia si restringono paurosamente le occasioni di rivedere il campo. Starà a lui cercare di farsi trovare sempre pronto qualora le circostanze obbligassero l’allenatore a metterlo dentro.
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