Scott McTominay è stato un po’ l’immagine del Napoli nella partita contro l’Atalanta. In fase offensiva si è fatto trovare nelle condizioni giuste, ricevendo spesso in situazione di potenziale pericolo. Ma alla fine la marcatura personalizzata di De Roon, nonché un palo clamoroso, gli hanno impedito di tradurre in occasioni o in gol quanto di buono era stato preparato. Adesso però gli azzurri devono ripartire dalle certezze acquisite finora.

Senza timore di smentita l’ex Manchester United ha dimostrato di essere una pietra angolare nel progetto di ricostruzione, nonostante questa sia stata la settimana in cui il gruppo abbia vissuto la prima fisiologica crisi di rigetto della sua filosofia. Dimenticando che rispetto al recente passato Conte stia comunque implementando un’idea di calcio diversa, maggiormente orientata al controllo degli spazi piuttosto che alla gestione del pallone. In modo da fare poi scelte di formazione funzionali a garantire gli equilibri nelle due fasi.

L’utilità di McTominay nelle due fasi

Giocatore intelligente lo scozzese, perfettamente a suo agio nell’avventura all’ombra del Vesuvio, perché in grado di adattarsi a contesti diversi, con quel suo passo dinoccolato, ed al contempo, potente e stiloso. Centrocampista atipico, almeno per l’iconografia classica dello slot che occupa in campo. Parte da mezzala, ma interpreta il ruolo con grande duttilità, caratteristiche che gli hanno permesso in pochissimo tempo di trasformarsi in un cardine del gioco veicolato dall’allenatore salentino. Che utilizza l’imprevedibilità di McT affinché non rimanga ancorato alla sua posizione nominale.

Un piacere per gli occhi, infatti, vederlo alzarsi spesso, e affiancare Lukaku là davanti. Manco questo Napoli attaccasse col 4-4-2, così da mascherare qualche limite offensivo della capolista, che abbiamo intravisto al cospetto di una Dea davvero indiavolata. Senza però mortificare il repertorio da trequartista – creatività e strappi in conduzione -, con cui si inserisce a perfezione alle spalle degli avversari. 

La necessità di completare la squadra ha convinto Conte a sfruttare la fluidità posizionale di McTominay, che è diventata subito la copertina di un calcio banale solamente in apparenza. Gli azzurri sembrano sempre avere un atteggiamento troppo conservativo rispetto al naturale corso degli eventi, per alcuni addetti ai lavori difficile da associare a chi vuole dominare in ottica altissima classifica. Eppure vederlo muoversi all’interno dell’organizzazione predisposta dall’Uomo del Salento rappresenta l’emblematica istantanea di cosa sappia fare: piegare a suo piacimento lo scenario tattico.      

McT pronto per l’Inter

Da questo punto di vista non è difficile immaginare l’impatto di McTominay nella sfida di domenica sera con l’Inter. La mediana di Inzaghi può contare su tre autentici Top Player, sul piano tecnico e fisico: Barella, Çalhanoğlu e Mkhitaryan. Bisognerà provare a superarli attraverso il gioco associativo e le interazioni con i compagni di reparto, in fase di possesso. E sfiancandosi in lunghe corse di ripiegamento sottopalla. Del resto, Anguissa e Lobotka non sono da meno rispetto agli interisti. Sia qualitativamente parlando, che nella predisposizione al sacrificio.

In questo senso, Conte è consapevole di avere a disposizione un profilo che possa uscire dagli schemi tradizionali. Una sorta di facilitatore dello sviluppare il gioco, assecondandone gli istinti da incursore e le certezze da tuttocampista. Chissà che non sia proprio lui la risorsa cui affidarsi per riscattare la sconfitta con l’Atalanta.   

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