Portieri in bilico e valutazioni da fare in prospettiva Europei, in casa Italia. A tenere banco lo stato di forma precario di almeno due degli estremi difensori della Nazionale: le recenti “papere” di Donnarumma in Champions, e Meret contro il Frosinone, infatti, inducono qualche riflessione sul ruolo. Anche se le situazioni individuali sono diverse tra loro, bisogna comunque provare a ipotizzare come Spalletti intenda gestire la cosa.
Perché sullo sfondo si allunga la figura di Carnesecchi, che sta attraversando un periodo di forma davvero eccezionale. Lo splendido intervento su Gonzalez, che ha tenuto in vita l’Atalanta, nella semifinale di andata della Coppa Italia con la Fiorentina, certifica come il “numero uno” della Dea stia disputando una stagione da assoluto protagonista.
Ergo, il commissario tecnico dovrà ponderare bene chi scegliere all’atto di compilare la lista delle convocazioni. Vediamo quindi come potrebbero cambiare le dinamiche future della porta azzurra. Partendo da un punto fermo: nonostante il dibattito su Gigio sia sempre acceso, la titolarità del portiere del PSG, al momento, non appare affatto in discussione. Nondimeno, urge capire i motivi di tanto pregiudizio nei confronti di chi, agli Europei del 2021, ebbe un peso decisivo nell’ultimo trionfo internazionale dell’italico pallone. E non a caso, fu votato MVP del torneo.
Perchè vediamo solo gli errori di Meret
C’è una certezza all’ombra del Vesuvio. La palla regalata su un piatto d’argento a Cheddira contribuisce ad alimentare la percezione di una parte consistente dell’ambiente partenopeo che Meret, al netto di diversi interventi prodigiosi nell’arco della sua esperienza napoletana, resti un portiere con troppi alti e bassi. Insomma, gli viene imputata una certa discontinuità. Mentre un Top Club necessita senza ombra di dubbio di una risorsa solida, che veicoli nei compagni la sensazione di sicurezza, invece di avere preoccupanti cali di tenzione emotiva. In effetti, le incomprensioni con il pubblico e la critica stanno avvelenando l’Airone. Contraddicendo l’immagine di sostanziale affidabilità conquistata nell’anno dello scudetto. Dove ha mantenuto un rendimento alto e piuttosto costante.
In realtà, gran parte delle sbavature commesse da Meret derivano dai limiti nel gioco con i piedi. Un imperdonabile tallone d’Achille per una squadra come il Napoli, ferocemente determinata a insistere sulla costruzione dal basso. Magari pure quando non sussistano le condizioni. Specialmente nelle situazioni in cui deve gestire il possesso sotto pressione. Tipo l’attacco alla palla di Soulè, nell’azione del primo pareggio dei ciociari. Peccato che i preconcetti abbiano poi avuto la meglio sulla onesta intellettuale. Così, veramente a pochi è venuto in mente di analizzare lo sviluppo dell’intera giocata, mettendo sullo stesso piano la pigrizia di Rrahmani. Il kosovaro scarica il passaggio al compagno senza leggere il potenziale pericolo rappresentato dalla vicinanza dell’esterno argentino, lesto a chiudere lo spazio esterno e costringere il portiere a scoprire il pallone, lui che è tutto mancino.
D’altronde, nessuno ha dimenticato l’incertezza di Empoli, due campionati fa, che diede vita alla clamorosa rimonta dei toscani, estromettendo di fatto la squadra di Spalletti dalla rincorsa alle milanesi, lanciate verso il titolo. Lo “scippo” di Pinamonti in fase di impostazione rimane dunque appiccicato addosso al friulano alla stregua di una condanna indelebile.
Diario di un Donnarumma altalenante
Ci sono alcuni episodi che sembrano confermare l’idea che Donnarumma stia vivendo un’annata in calo. Quelli che hanno un tono inquisitorio però dimenticano che stiamo parlando di un portiere di 25 anni. Considerato non a torto un fenomeno generazionale per fisicità, eleganza e personalità. Forse paga un prezzo eccessivo per aver rallentato un pochino la sua crescita tecnico-tattica. Non un alibi, bensì un calo fisiologico, dopo aver bruciato le tappe agli esordi, appena sedicenne. Nonché quell’aurea di presunzione che ammanta i predestinati. Per questo tutti lo aspettano al varco, pronti a considerarlo un presuntuoso.
Innegabile che qualche sbavatura se la sia concessa, soprattutto nella Coppa dalle Grandi Orecchie, diventata ormai una fissazione del club parigino. A fine novembre, contro il Newcastle, una goffa respinta su un tiro da fuori abbastanza “telefonato” di Almirón favorisce Isak nel comodo tap-in. Maggiormente preoccupante la serata da dimenticare nell’andata dei quarti di Champions.
La sconfitta casalinga (3-2) nella sfida stellare al Barcellona ha resuscitato un mucchio di fantasmi. Le polemiche per l’uscita disperata nell’anticipare Lewandowski, col pallone smanacciato involontariamente addosso a Rapinha, che segna l’1-0, oppure la distrazione su Christensen, libero di staccare nell’area piccola e appoggiare in rete, mettono letteralmente Donnarumma sulla graticola. Ma da qui a etichettarlo come sopravvalutato ce ne corre.
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