E’ indubbio che la Champions League sia una competizione assai affascinante, capace di affiancare nella fase a gironi squadre come il Napoli, appartenenti alla media borghesia del calcio europeo, a vere corazzate, lontanissime per spessore tecnico ed economico dalla società partenopea.

Il Liverpool, ovviamente, è una di queste. Punta a vincere il trofeo. Mentre l’aspirazione degli azzurri rimane quella di comportarsi come il classico underdog. Ovvero, inizialmente sfavorito dai pronostici rispetto a competitors più blasonati. Ma comunque in grado di ben figurare.

In questo scenario, la squadra di Luciano Spalletti ha approcciato l’esordio nella Coppa dalle grandi Orecchie con un obiettivo abbastanza realistico: compiere il salto di qualità. Consapevole che il gruppo è (quasi…) completamente rinnovato. Dunque, sta inaugurando un nuovo ciclo. Così, superare il turno non sarà affatto facile.

Nel frattempo, con la vittoria di stasera s’è portata avanti con il lavoro, al cospetto di un ostacolo tutt’altro che abbordabile. Stiamo pur parlando dei Vice Campioni d’Europa!

Meret: 7

Se l’Airone fosse stato meno reattivo, adesso parleremmo di un risultato diverso. Realmente padrone dei cieli, ripulisce l’area piccola coi pugni ed in presa. Inchioda a terra una girata di Salah e dopo vola letteralmente su un paio di zuccate assassine.

Di Lorenzo: 6,5

Dinamico nel proporsi in fascia, garantendo ampiezza ogni qual volta era libero di ricevere con i piedi sulla riga. Puntuale nel chiudere con il giusto timing sotto la linea della palla. Gestisce i momenti di poca lucidità con freddezza e carattere. Insomma, le stimmate del vero capitano.

Rrahmani: 7

Forse impensierito dal costante interscambio di posizione dell’altrui tridente, s’è preoccupato di negare loro la profondità. Un atteggiamento piuttosto conservativo, che gli ha permesso però di accorciare in avanti nelle occasioni in cui gli attaccanti di Klopp tentavano di legare la manovra, abbassandosi a ricevere tra le linee. Ebbene, con puntualità disarmante, il kosovaro era là, lesto a evitare che potessero girarsi comodamente fronte alla porta e rendersi pericolosi.

Kim: 7

Difende di concetto, le volte in cui non deve marcare direttamente Firmino. Il movimento incontro del centravanti brasiliano, combinato con il taglio di Salah, gli sottrae un riferimento spaziale. Nondimeno, correre all’indietro una volta che l’anticipo è bucato non ne pregiudica l’efficacia.

Olivera: 6,5

Temerario quanto basta nella spinta propulsiva. Ottime letture nella copertura difensiva. Davvero una bella novità.

(dal 73’ Mario Rui: s.v.)

Entra nel convulso finale e dà il suo onesto contributo.

Anguissa: 8

Centrocampista solo apparentemente lento, sopravvive a questo pregiudizio associando fisicità preponderante a ottimi fondamentali. In fase di non possesso si dimostra abile a schermare le linee di passaggio. Quando poi recupera l’attrezzo, lo tiene, consolida il possesso e riparte. Gli inglesi fanno tremendamente fatica a tenerne il passo. Raddoppia, toccandola di giustezza, palesando piede educato, e cervello sopraffino, al culmine di un doppio scambio, degno della Playstation.  

Lobotka: 7

Metodista con l’intelligenza tattica tipica dei centrocampisti svelti di pensiero, una via di mezzo tra chi si fa il mazzo, cantando e porta la croce, al punto da non lasciare la coperta in mediana troppo corta. Ed al contempo, ragiona senza un attimo di pausa, rendendo sostanzialmente il giropalla imprevedibile.

Zielinski: 8

Il polacco continua ad interpretare in maniera ibrida il suo ruolo, a metà tra la mezzala e l’incursore. Del resto, la sensibilità tecnica gli consente di convertire rapidamente la costruzione in situazioni offensive potenzialmente interessanti. Puntuale sotto porta come un bomber navigato.

(dal 73’ Elmas: s.v.)

Te lo ritrovi sempre e lui certamente non si lascia pregare nello sbattersi per la causa.

Politano: 6

Si sacrifica in un lavoro oscuro, tatticamente utilissimo. Scherma i possibili passaggi verso l’interno e subito dopo scala sul terzino che cerca di prenderlo d’infilata. Fondamentali talune lunghe diagonali di copertura, che magari non saltano all’occhio del pubblico. Ma sono apprezzatissimi da compagni e allenatore.

(dal 56’ Lozano: 6)

Cerca di approfittare degli enormi spazi in transizione concessi da un Liverpool ormai inesorabilmente allungato. Alterna giocate egregie a errori elementari.

Osimhen: 6

Se stasera avesse avuto un pizzico di freddezza maggiore negli ultimissimi metri, non staremmo parlando solamente della sufficienza piena. Immediatamente in trance agonistica, centra il palo da posizione defilatissima. Attacca la profondità e mette in ansia i centrali avversari. Si procura un rigore, un altro lo sbaglia. Esce per infortunio a fine primo tempo.

(dal 40’ Simeone: 6,5)

Si sfila dalla marcatura e si fa trovare pronto all’appuntamento con il gol, da vero centravanti, mortifero all’interno dell’area, lesto a sfruttare la minima distrazione dei centrali. Assistenza da applausi, manco avesse il contagiri, per il poker azzurro.  

Kvaratskhelia: 6,5

Si accende e si spegne a intermittenza. Perde all’alba del match una palla sanguinosa in uscita. In ogni caso, quando decide di strappare, puntando chiunque si frapponga tra lui e lo spazio profondo, non si piglia. Offre un cioccolatino talmente invitante a Simeone, che l’argentino deve soltanto spingerlo in rete.

(dal 56’ Zerbin: 6)  

Si mette completamente a disposizione dei compagni, calandosi nel contesto, senza paura, tantomeno tirando indietro il piedino nei contrasti. Lascia intravedere fondamentali tecnici gentili e cattiveria agonistica.   

Allenatore Spalletti: 7

Probabilmente il Napoli gioca il calcio che aveva in mente alla vigilia l’Uomo di Certaldo. Il suo pragmatismo l’ha portato ad adeguarsi all’avversario per dare forza al perfetto piano gara. Quindi, l’adattamento al calcio di Klopp, un sistema di pressing e contropressione organizzato nei minimi dettagli, doveva passare necessariamente per alte percentuali di possesso. Baricentro non bassissimo, ancorato all’altezza della propria trequarti, con i reparti stretti e corti. Dominio intenso e ritmato, cambi fronte; voglia di spostare la palla continuamente avanti-dietro-dentro. Parafrasando Antonio Cassano: sciapò

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