NapoliBraga, match point nient’affatto scontato per gli azzurri, vogliosi di conquistare il primo obiettivo (minimo) stagionale. Ovvero, la qualificazione agli Ottavi di Champions. I 3 punti di vantaggio sui portoghesi non blindano il secondo posto nel gruppo C. Effettivamente, la squadra partenopea poteva permettersi addirittura di perdere con un gol di scarto per passare il turno, confermando comunque il suo posto nel gotha dei Top Club europei. Queste partite di solito finiscono nella delusione, riempiendo di rammarico squadra e pubblico pagante. Vediamo com’è andata…

Meret: 6,5

L’etichetta che gli hanno cucito addosso in questi mesi, talvolta infarcita di cattiverie gratuite, non giova sicuramente alla sua reputazione. Magari non è cresciuto come ci si attendeva, ma definirlo “scadente” è una esagerazione. La realtà, tuttavia, sa essere crudele. C’è sempre qualche intervento che pare complotti nell’ombra per renderlo inadeguato. Mentre lui fa del suo meglio per sopportare le pressioni nelle peggiori condizioni possibili. Cioè, consapevole che una fetta consistente di tifosi ha smesso di fidarsi. Gli va riconosciuta, dunque, una forza d’animo non da tutti, che lo rende davvero impermeabile ai pregiudizi. Stasera, ci sono un mucchio di interventi risolutivi in cui blocca il Braga. Reattivo su Zalazar dalla distanza e il cross basso di Horta. Nel mezzo, vola sulla sassata del 21 portoghese. Chiude un primo tempo impeccabile, facendo buona guardia su un tiro centrale di Bruma. Nella ripresa non si scompone davanti a un paio di timidi tentativi di rovinargli il clean sheet di Zalazar dal limite e sul colpo di testa di Abel Ruiz, amministrati comodamente.    

Di Lorenzo: 7

Bruma, un’aletta tecnica che gioca a piede invertito e cerca di farlo impazzire con quelle movenze nello stretto. Il Capitano limita i danni quando si vede puntato in velocità; evidente l’intenzione di andare a campo aperto, e poi rientrare sul destro. Tatticamente, il terzino partenopeo occupa l’ampiezza per creare spazio a chi sta nel mezzo. Si piazza con i piedi sulla linea e costringe la difesa ad adattarsi. Con la conseguenza pratica che se Borja si alza aggressivo, Politano ne occupa subito lo spazio lasciato libero, prendendolo alle spalle. L’azione del primo gol nasce su questa falsariga. Miracoloso a metà secondo tempo il salvataggio su Bruma, che strozza in gola l’urlo del gol all’esterno degli ospiti. Magistrale esecuzione di una diagonale salvifica.

Rrahmani: 6,5

Un altro bersaglio bello grosso, su cui la critica spara volentieri a pallettoni. Al netto dei numerosi errori palesati nel gioco aereo in questo scorcio di stagione, nessuno rimarca il fatto che abbia pagato la fragilità complessiva del Napoli sottopalla. Circostanza che ne ha messo a nudo i limiti in termini di mobilità, nonché copertura all’altro centrale. Fisicamente, ha l’aria truce e minacciosa del difensore “old school”. Ne sa qualcosa Banza, che imbrigliato tra il kosovaro e Juan Jesus, la becca poco. Nulla cambia nel secondo tempo, con l’allenatore del Braga che inserisce Abel Ruiz di fianco a Banza: la doppia punta se la palleggia con Juan Jesus.  

Juan Jesus: 6,5

Il centravanti congolese osa, e lo spinge a ingegnarsi per trovare soluzione utili a negargli lo spazio, davanti, oppure in profondità. Banza è contende rimbalzi offensivi e seconde palle, non si estranea dalla lotta. Anzi, fa volentieri a sportellate con il centrale brasiliano. Che gli lascia le briciole, facendogli solamente annusare il profumo della “zona rossa”. Non disdegna qualche bella diagonale, a copertura dello spazio alle spalle di Nata, particolarmente stimolato dagli uomini di Artur Jorge.

(dal 72’ Ostigard: s.v.)

Attento e concentrato.

Natan: 7

E’ adattato in quella posizione, causa l’assenza contemporanea di Mario Rui e Olivera. Il contesto non lo aiuta. Nondimeno, non ne ha ingrandito affatto i difetti. Dovrebbe supportare Kvara davanti a lui. Così, avendo spazio per proporsi in avanti, palesa coraggio e tempismo. Del resto, se sovrapporsi non è il suo pane quotidiano, comunque va che è una bellezza. Il “dai e vai” col georgiano, associato alla cavalcata con assist all’accorrente Osimhen, per il raddoppio, strappano applausi a chi in passato lo aveva sbeffeggiato. Quando rimane a presidiare la zona di competenza, i portoghesi provano a prenderlo in mezzo, con Gomez che attacca lo spazio e Ricardo Horta che si allarga molto in fascia, attirando fuori il mancino brasiliano. Oggettivamente, i tentativi di far male là il Napoli non sono maldestri. Ma la difesa azzurra manifesta buona tenuta.

Anguissa: 6

L’archetipo del centrocampista in grado di fare bene in entrambe le fasi, capace di contrastare o collaborare nella gestione del possesso. Se il Napoli ha le idee abbastanza chiare su come spostare l’attrezzo in ogni zona del campo, lo deve anche al camerunese. Peccato per il terzo gol fallito per mancanza di precisione. La mazzata da dentro l’area centra praticamente Matheus.    

Lobotka: 6,5

Giusto sottolineare come in questo momento sia il giocatore deputato a trasmettere calma e sicurezza alla squadra. Con la sua regia affidabile, i passaggi illuminanti, mostra ai compagni una freddezza notevole. Le sue letture rendono difficile il pressing del Braga. Insomma, fa cose importanti senza apparente sforzo, soluzioni banali nella loro sorprendente utilità.

(dal 68’ Gaetano: s.v.)

Un po’ approssimativo, forse ha bisogno di giocare con continuità. La panchina lo sta intristendo, quindi cerca di mettersi in mostra come può.

Zielinski: 6

Giocate istintive su cui non rifletti, men che meno alleni. Escono al momento, sono frutto di intelligenza motoria, coordinazione e utopica fantasia. Il polacco ricorda come tra genio e costanza di rendimento spesso scorra un abisso, perché alcune movenze potrebbero sovrapporsi (quasi perfettamente…) al migliore tra i tuttocampisti contemporanei: De Bruyne. Calcisticamente, il codice genetico lo accomuna al belga del City. A differenziarli, l’unica cosa che conta veramente: una feroce mentalità vincente. Quel quid che suggerisce di non accontentarsi mai. Esaltante la finta di corpo con cui manda Fonte a spicciargli casa. Matheus manda in angolo la susseguente conclusione.  

(dal 60’ Cajuste: 6)

Una roccia, solido, concentrato, mai banale.

Politano: 7

Evidenti abilità nei fondamentali, partendo da esterno puro, che esprime attraverso conduzione in velocità e sterzate esplosive. Quel controllo del pallone che sembra incollato al mancino, manco avesse avuto la brillante idea di legarlo con un elastico invisibile, gli consente di rompere qualsiasi blocco portato da Borja. Suo l’assolo che genera l’autogol di Serdan. Sue le conclusioni “a girare” della ripresa con cui mantiene il focus attentivo di Matheus.

(dal 60’ Elmas: 6)

Un soldatino sempre pronto a dire “signorsì” e spendersi per il collettivo. Stasera pure tre/quattro percussioni e dribbling di grandissima qualità, oltre all’estetica del tocco sopraffino.

Osimhen: 6,5

Senza nulla togliere alla sua etica professionale, il viaggio a Marrakech per partecipare alla cerimonia dei Caf Awards 2023, dov’è stato poi insignito del Pallone d’oro africano, era un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Anche se ha un po’ incasinato la vigilia della gara. Corre e si sbatte, raddoppia con il tap-in al culmine di una prepotente incursione di Natan. Nel complesso, sembra sulla via del completo recupero. Specialmente quando fa reparto da solo, allungando la linea altrui, attaccando la profondità, con il classico taglio con cui mette in ombra il centrale e va a prendersi lo spazio esterno. Impegnando di fatto due difensori con un solo spostamento. 

(dal 68’ Raspadori: s.v.)

Solito movimento ipercinetio, un po’ di pressing. Una rovesciata illuminante, sente più che vedere Kvara e lo mette Kvara davanti al portiere.

Kvaratskhelia: 6

Gomez è stato un’ombra per il georgiano, coprendo ogni sua possibile ricezione che non fosse all’indietro, accettando l’uno contro uno, usando mani e piedi per contenerlo. Commettendo qualche fallo, specialmente le volte che Kvara si arrestava e poi esplodeva nel controllo successivo, passando da zero a cento chilometri in un lasso di tempo infinitesimale. Quando decide di prendersi rischi, con giocate non ordinarie, non si piglia. Peccato che l’accelerazione fatta guardando la porta su assist di Raspadori sia stata stornata dal portiere.

Allenatore Mazzarri: 6,5

È ancora presto per dichiarare finito l’incubo legato a gioco e risultati altalenanti. Le imbarazzanti prestazioni con Garcia sono definitivamente accantonate, però; già questo è un merito enorme da ascrivere al tecnico toscano. Che più prende confidenza col gruppo, maggiormente spinge i suoi a riscoprire scenario conosciuti, tipo il triangolo in fascia oppure l’autorevolezza con e senza palla. Insomma, se vincere aiuta a vincere, veicolando fiducia nella squadra, allora siamo già un bel passo avanti rispetto agli orrori in serie di chi l’ha preceduto.   

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