Doveva essere il classico gioco delle parti quello che aveva congelato il triangolo imbastito sull’asse Napoli-Parigi-Londra. Invece la partita a scacchi tra la società partenopea, il PSG ed il Chelsea s’è trasformata in una logorante guerra di nervi. Con Romelu Lukaku depennato da Maresca dalla lista dei convocati per la tournée negli Usa. Al contrario di Victor Osimhen, partito regolarmente per Castel di Sangro, sede della seconda fase di ritiro per gli azzurri.
Insomma, dopo tanto patire, non siamo arrivati alla conclusione di un affare voluto un po’ da tutti. Il nigeriano, titolare di un contratto fino al 2026, arricchito da 10 milioni di stipendio annui, aspettava solamente la fumata bianca per salutare i suoi compagni. Lasciare il ritiro, e salire poi sul primo volo con destinazione Ville Lumière. Nulla di fatto. Ci vorrà ancora un po’ di tempo e pazienza.
Del resto, almeno finora, i francesi non hanno voluto pagare la clausola rescissoria da 130 milioni. Una sorta di gabbia dorata, considerando le resistenze di De Laurentiis, nient’affatto interessato a concedere sconti sostanziosi. E’ chiaro che vorrebbe l’intera cifra. Magari potrebbe accontentarsi di qualcosina in meno. Senza però scendere oltre i 100 milioni.
Le priorità di Conte
Consapevole che prima o dopo il suo centravanti dovrebbe andare via, e accettare l’offerta del PSG, Lukaku rimane sempre la scelta prioritaria di Antonio Conte per sostituirlo: nessun “Piano B”. Tantomeno alternative plausibili, che lasciano immaginare la dirigenza partenopea impegnata anche a battere strade diverse. Insomma, siamo in presenza di una operazione preventivata da tempo, studiata nei minimi particolari.
Logico che l’allenatore pretenda dalla società un attaccante di suo gradimento. Una risorsa capace di incastrarsi perfettamente con le idee che sta implementando all’ombra del Vesuvio. Insomma, il profilo del belga, che nel frattempo, mentre gode delle ferie post Euro2024, ha già cominciato ad allenarsi in solitudine, si adatta al sistema del nuovo Napoli progettato dall’Uomo del Salento.
Sembrerà banale, eppure Big Rom ha tutto quello che serve per essere il centravanti ideale nel gioco di Conte. Un riferimento efficace per un calcio diretto e verticale, che va ben al di là della pura e semplice presenza fisica negli ultimi sedici metri. In grado, per caratteristiche tecniche, di configurare una linea offensiva dove gli esterni, schierati a piede invertito (Kvaratskhelia e Politano) vengono dentro al campo. Un movimento coerente con la volontà di sviluppare la manovra in ampiezza, grazie alla gamba tonica dei laterali: Di Lorenzo e Spinazzola. C’è quindi l’aspetto concettuale da rimarcare, quello squisitamente tattico: contro avversari che alzeranno tantissimo la pressione, provando a sporcare sin da subito la costruzione degli azzurri, cambiare strategia appare l’unica decisione sensata. Dunque, esplorare giocate meno impegnative del possesso insistito. A quel punto, potrebbe venirsi a creare uno scenario esemplare: il lancio lungo.
Doppia cifra garantita
A guardare l’operazione-Lukaku da un’altra prospettiva, quella prettamente statistica, stiamo parlando di una prima punta col senso del gol insito nel dna. Abbastanza eloquenti in tal senso i numeri: in tutta la sua carriera è sempre andato in doppia cifra, ad eccezione della stagione 2021/22 al Chelsea, arricchita solo da 8 segnature. Un “nove” comunque prolifico, che magari non potrà garantire 25 reti all’anno, come nel biennio all’Inter, culminato con la vittoria dello scudetto, proprio con Conte in panchina. Nondimeno, assai affidabile.
In definitiva, l’ex attaccante della Roma di De Rossi attende soltanto un segnale per sbarcare in Abruzzo, portandosi appresso quello strapotere fisico, che si traduce nell’atto di forza con cui sviluppa il suo gioco. Perché è quello che generalmente fa un centravanti posizionale: resiste agli urti, spezza i raddoppi. Crea spazi dove normalmente i difensori edificano muri. I tifosi napoletani non aspettano altro che celebrarlo, vederlo indossare la maglia azzurra col numero nove che si posa sulle sue possenti spalle da tight end della NFL.
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