La sfida tra Napoli e Atalanta non si può ridurre alla semplice contrapposizione tra la miglior difesa e l’attacco più prolifico della Serie A. Al di là delle statistiche – tre gol subiti tutti in una volta fanno male – buone solamente per gli almanacchi, i padroni di casa sono andati notevolmente in affanno a causa del quadro imposto da Gasperini. In particolare, l’aspetto della gran sofferenza palesata a fronte della pressione intensa portata dai nerazzurri, sarà uno dei temi su cui Conte dovrà lavorare nella settimana che culmina col big-match contro l’Inter a San Siro. Senza trascurare, ovviamente, l’amministrazione del possesso. Apparsa tutt’altro che irresistibile. Specialmente se privata del fondamentale contributo di Gilmour, non sempre brillante domenica scorsa.

Lo scozzese, infatti, ha palesato gradi difficoltà non solo nel vano tentativo di consolidare il palleggio: poco fluida la fase offensiva contro una squadra fortemente orientata sull’uomo. Nondimeno, pure la protezione della propria trequarti è stata piena di imprecisioni. Una circostanza che di certo preoccuperà l’allenatore salentino. Vero è che la Dea ha giocato una gara a tratti irreale per l’intensità impressa al pressing ultra-offensivo, con cui ha sporcato puntualmente la costruzione bassa della capolista. Una sofferenza per il centrocampo azzurro, a quel punto, assecondare il controllo del gioco sotto la costante aggressività atalantina.

Pasalic oscura Gilmour

Che Gilmour non fosse un oggetto misterioso lo avevamo capito negli scampoli di partita in cui aveva fatto rifiatare Lobotka, in cui si era guadagnato la considerazione della critica grazie all’atteggiamento dimostrato sul campo. Al contempo, era inimmaginabile che il Napoli potesse esprimersi compiutamente senza il pivote slovacco, indubbiamente uno dei maggiori punti di forza della squadra partenopea. Insomma, dopo la sconfitta con l’Atalanta, sembra che l’infortunio del numero 68 non sia stato completamente assorbito. Gli azzurri hanno mantenuto il loro dna, determinare con la palla, ma con una minor consapevolezza.

Non deve sorprendere, dunque, aver visto lo scozzese vivacchiare, incapace di abbassare l’intensità del palleggio oppure verticalizzare rapidamente a seconda delle necessità, per colpa della pressione ultra-offensiva generata dagli orobici. Uno scenario dove Pasalic gli stava sfacciatamente incollato alle caviglie, come un cane da guardia che salta alla gola. Eppure, ha continuato a farsi vedere in zona luce. Non accontentandosi di muovere la palla. Ovviamente, sul piano della fluidità, nonché nella gestione del ritmo, il modo di manovrare ha risentito non poco dell’impostazione tattica impressa da Gasperini. Ecco perché Gilmour ha completato poche tracce progressive. Il croato si è posizionato sulle linee di passaggio, riuscendo a essere assai efficace negli intercetti.

In definitiva, a chi gli imputa scarsa dimestichezza con un ruolo da titolare, bisogna ricordare che l’ex Brighton sta crescendo comunque in tutte le abilità. Non sarà ancora al livello di Lobotka, che associa a letture visionarie una generosità fuori dal comune nel correre dietro a tutti per recuperare il pallone. Però accusare Gilmour di essere una mera riserva e null’altro appare decisamente eccessivo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SEGUI I SOCIAL E RESTA AGGIORNATO SULLE NEWS: