L’angelo dalle gambe storte: così era conosciuto Garrincha, un fuoriclasse la cui leggenda è stata in parte offuscata dalla presenza di Pelé.

Manoel Franisco dos Santos è una delle ali più forte di tutti i tempi. Bassino, tarchiato, ma potente e dotato di un dribbling ubriacante, Garrincha ha legato la stragrande maggioranza della sua carriera al Botafogo, squadra di Rio.

Fu soprannominato così (il “garrincha” era un tipo di uccello) dalla sorella perché da ragazzino era solito catturare gli uccellini, ma anche perché il suo aspetto gracile (da bambino) lo faceva sembrare quasi un uccellino.

Era affetto da parecchie piccole deformazioni. A riguardo Nilton Santos, il più forte terzino degli anni ’50 e ’60, umiliato da Garrincha in un provino dichiarò:
Quando lo vidi mi sembrava uno scherzo, con quelle gambe storte, l’andatura da zoppo e il fisico di uno che può fare tante cose nella vita meno una: giocare al calcio. Come gli passano la palla gli vado incontro cercando di portarlo verso il fallo laterale per prendergliela con il sinistro, come facevo sempre. Lui invece mi fa una finta, mi sbilancia e se ne va. Nemmeno il tempo di girarmi per riprenderlo e ha già crossato. La seconda volta mi fa passare la palla in mezzo alle gambe e io lo fermo con un braccio e gli dico: senti ragazzino, certe cose con me non farle più. La terza volta mi fa un pallonetto e sento ridere i pochi spettatori che assistono all’allenamento. Mi incazzo e quando mi si ripresenta di fronte cerco di sgambettarlo, ma non riesco a prenderlo. Alla fine vado dai dirigenti del Botafogo e dico: tesseratelo subito, questo è un fenomeno…

Era soprannominato Alegria do Povo (Allegria del popolo) e Anjo de Pernas Tortas (Angelo dalle gambe storte). Vinse due coppe nel mondo, nel 1958 e nel 1962 ed era considerato il calciatore sudamericano più forte, dopo Pelé ovviamente.

A differenza di “O Rei”, non riuscì mai a tirarsi completamente fuori dalla povertà. Purtroppo fu vittima di tanti vizi, in primis l’alcol: non riusciva a staccarsi da un bicchiere di cachaça, tipica bevanda brasiliana. A 49 anni morì di cirrosi epatica.

Il giornalista brasiliano Armando Nogueira scrisse un epitaffio per il grande Manu Garrincha: “Pelé era un atleta, Garrincha era un artista. Una loro fusione avrebbe rappresentato la totale perfezione”.

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