Mentre In Qatar si giocava la finale del Mondiale, in Serie B, la diciottesima giornata, penultima del girone di andata, regalava emozioni e colpi di scena. Il Como si rilancia, travolgendo a domicilio la Ternana con un netto 3-0. I lariani interrompono così una striscia di ben cinque partite senza vittorie, condite da quattro miseri pareggi e una sconfitta. In copertina, però, finisce Giuseppe Ambrosino. Tenuto finora ai margini delle rotazioni, relegato in fondo alla panchina, il talentuoso attaccante in prestito dal Napoli entra in campo al 67′ come un indemoniato, sostituendo Gabrielloni.

Una decina di minuti e mette subito la firma sulle sorti della gara, raddoppiando l’iniziale vantaggio comasco. Sugli sviluppi di un angolo, Ambrosino impatta con il destro, spaccando letteralmente la porta. Un binomio perfetto di coordinazione e forza. Il pallone sbatte prima sulla parte interna della traversa e dopo rimbalza oltre la linea, alle spalle di Iannarilli.

Poco dopo ancora sugli scudi il numero 70. Mancuso si invola sulla fascia destra e serve al centro un assist al bacio, da spingere solamente in rete. Ambrosino si avventa come un falco, ma stavolta Iannarilli esce alla disperata e compie un autentico miracolo, riuscendo a deviare in corner.

Adattarsi al professionismo

Insomma, anche se con il passare dei mesi la panchina sembrava essere diventata l’habitat naturale del centravanti nativo di Procida, conoscendone l’istinto per il gol, era veramente improbabile che alla prima occasione utile, il “ragazzino” non si prendesse prepotentemente la scena.

Del resto, le sue qualità sono lampanti e indiscutibili. Ovviamente, il salto di categoria, dal Primavera alla cadetteria, l’ha messo di fronte ai limiti classici che incontrano generalmente in molti, quando passano dal settore giovanile, dove spadroneggiavano, all’esordio nei professionisti. Il calcio dei “grandi” è un’altra cosa. Eppure, nonostante le tante domeniche passate ad intristirsi in panca, la capacità di sentire la porta di Ambrosino non è andata affievolendosi progressivamente, fino a spegnersi. Anzi, le delusioni accumulate finora l’hanno reso un giocatore decisamente più consapevole della necessità di lavorare sui propri punti deboli, invece di accontentarsi e vivere di rendita.

In definitiva, il primo gol da calciatore “vero” potrebbe aver finalmente tirato fuori Ambrosino dal buco nero nel quale si era cacciato a causa del lungo letargo tra le riserve. Un momento di gioia funzionale a stimolarlo affinchè aumenti il livello prestativo, al punto tale da raggiungere quella continuità di rendimento necessaria a garantirsi il tanto desiderato salto di qualità.

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