Il desiderio di Antonio Conte per continuare a tenere l’organico del Napoli assai competitivo pure nell’ipotesi in cui Osimhen dovesse andare via ha un solo nome: Romelu Lukaku. Che potrebbe dunque diventare il prossimo colpo del mercato degli azzurri. E andrebbe così ad aggiungersi ai tre nuovi arrivati all’ombra del Vesuvio: Marin, Buongiorno e Spinazzola.
Sebastien Ledure, l’avvocato che cura gli interessi del belga, sta lavorando su due tavoli. Convincere il Chelsea a accontentarsi di un corposo indennizzo. Piuttosto che pretendere il pagamento dell’intera clausola rescissoria da circa 44 milioni di euro per il cartellino. Una cifra vicina ai 25 milioni. Al contempo, trovare un accordo di massima con la società partenopea. Qualcuno vocifera sia addirittura tutto fatto tra le parti. Con Lukaku pronto a tagliarsi ancora lo stipendio, già ridotto nella stagione trascorsa all’ombra del Cupolone a 7,5 milioni. Senza dimenticare che il Napoli potrebbe usufruire degli sgravi garantiti dal Decreto Crescita, risparmiando ulteriormente sull’ingaggio lordo.
Ovviamente, a Big Rom è stato chiesto di pazientare, in attesa che il club partenopeo ceda prima Osimhen. Il PSG non sembra affatto spaventato dai 130 milioni chiesti inizialmente dal Napoli. Tantomeno si lascia scoraggiare dai 10 milioni all’anno garantiti al nigeriano dal suo munifico rinnovo di contratto. Ma i soldi in ballo sono davvero tantissimi. Ergo, occorre riflettere e programmare nei minimi particolari l’affare. Nel frattempo, perdura l’incertezza. Anche perché pare che De Laurentiis stia prendendo in considerazione l’ipotesi di aprire ad uno sconticino. In questo scenario, l’ex centravanti della Roma, nonostante abbia mostrato una certa disponibilità a venire incontro alle esigenze altrui, non accetterà di rimanere in sospeso per troppo tempo.
Lukaku ossessione azzurra
Insomma, Lukaku è un argomento destinato ad ossessionare i napoletani nei giorni a venire. Una specie di simulacro, spendibile per l’esigenza di chiunque cerchi un attaccante esperto e affidabile. Forse lontano dal centravanti in grado di segnare gol a grappoli fino a qualche stagione fa. Nondimeno, dal sicuro rendimento. Ai tifosi azzurri basterebbe che continuasse ad assicurare almeno la doppia cifra. In effetti, nell’ultimo biennio s’è attestato su questi standard realizzativi: 13 reti in giallorosso, 10 l’anno precedente, quello del ritorno all’Inter.
A questo punto, se volessimo fare un giochino tipico delle estati in cui impazza il mercato, sarebbe lecito chiedersi che tipo di risorsa può arrivare sotto il Vesuvio: quello che ogni tanto divora occasioni talmente clamorose, da veicolare la sensazione di aver dimenticato come si stia su un campo da calcio. Oppure il devastante finalizzatore, capace di occupare lo spazio profondo, garantendo la presenza in area di rigore. Andando a bersaglio di testa o coi piedi. Innegabile, altresì, che sappia destreggiarsi negli ultimi sedici metri, generare vantaggio nel gioco spalle alla porta, offrendosi come sponda. Sfiancare i difensori, obbligandoli a non tirarsi assolutamente indietro se devono fare a sportellate per tentare di contrastarne la fisicità debordante. A difettargli, la vena squisitamente associativa.
Diverso da Osimhen
Del resto, l’abilità di relazionarsi coi compagni, Osimhen l’ha abbondantemente palesata nei due anni con Spalletti. Muoversi incontro, abbassarsi nella propria metà campo a cucire la manovra, connettendo la prima linea col centrocampo. E subito dopo, allungare la squadra. Con uno spiccato senso a ricevere oltre la difesa avversaria. Magari allargandosi, andando a cercare ricezioni laterali. La tradizionale palla tesa lungolinea, con cui Mario Rui lo invitava a tagliare alle spalle del terzino.
Ovviamente, nel caso in cui il centravanti dello Scudetto salisse su un aereo, destinazione Parigi, il Napoli perderebbe in primis lo sviluppo offensivo orientato alla verticalità. A quel punto, facile immaginare che Conte opti per un diverso modo di attaccare. Che si sposi con gli interpreti a sua disposizione. Se, come sembra, l’allenatore schiererà due giocatori a supporto dell’unica punta, questo diventa il sistema ideale per stimolare maggiormente il sovraccarico tra le linee. Il proverbiale gioco interno, prodotto da Kvaratskhelia e Politano col classico movimento a stringere a piede invertito. Quindi, un contesto nel quale Lukaku tornerebbe utilissimo per sfruttare il lancio lungo di Meret, convertendolo in minaccia immediata nei duelli aerei e nelle “seconde palle”.
In definitiva, questo dobbiamo aspettarci, scegliendo il belga: la consapevolezza di arruolare un centravanti con determinate caratteristiche. Che compensano qualche limite.
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