Pur se solamente in uscita dalla panchina, David Neres ha già dimostrato di avere le giuste potenzialità per influire sul gioco del Napoli. Finora nell’undici titolare Conte gli ha preferito Matteo Politano, uno dei pochi che lo scorso campionato non si sono trascinati desolatamente per il campo. Anche per dare continuità a un gruppo che comunque sta cambiando pelle. L’allenatore, infatti, sta implementando nuovi principi di gioco, passando al 3-4-2-1.
Insomma, l’acquisto del brasiliano va letto nell’ottica di un profondo ricambio tattico, con l’evidente intenzione di trovare rispetto al recente passato una diversa identità agli azzurri, legati a doppio filo al 4-3-3.
Devastante all’Ajax
Il grande pubblico ha cominciato a conoscere veramente Neres nella stagione 2018/19. Il punto di forza dell’Ajax di Ten Hag, che si spinge sorprendentemente in semifinale di Champions League sono i due esterni offensivi – Ziyech a destra ed il brasiliano sul lato opposto -, capaci di accentrarsi, saltando l’uomo, cambiare direzione e velocità. Oppure tagliando alle spalle dei difensori avversari, letteralmente inarrestabili quando si smarcano in profondità. Entrambi, tuttavia, sanno interpretare il ruolo muovendosi alla stregua di una seconda punta ipercinetica e assai qualitativa.
I Lancieri sono una squadra con una mentalità verticale, cioè decisamente offensiva. Questo approccio consente di ribaltare clamorosamente il risultato degli Ottavi. All’andata l’Ajax ha perso in casa contro il Real Madrid (1-2). In pochi immaginano cosa stia per succedere al Bernabeu. Gli olandesi trovano spazi inimmaginabili nella tenera retroguardia dei Blancos, nella “terra di nessuno” compresa tra centrale e terzino. E sorprendono gli scommettitori, che non davano alcuna chance all’ipotesi di rimonta. Nel 1-4 segna pure Neres, con uno scavetto che lascia basito Courtois. La scena si ripete nei Quarti, al cospetto delle Juventus di Cristiano Ronaldo. Alla “Johan Cruijff Arena” di Amsterdam Neres scippa la palla a Cancelo, e si invola verso la porta. Quindi, lascia partire un preciso tracciante col destro, (teoricamente, l’arto non dominante…), che termina dolcemente la sua corsa sul secondo palo.
Sembrava il culmine di una bella favola. Poi il destino ci ha messo lo zampino, sotto forma prima di un tremendo infortunio. Poi l’arrivo della pandemia. Per non farsi mancare nulla, lo scoppio della guerra in Ucrania lo costringe ad abbandonare lo Shakhtar di De Zerbi, dove s’era trasferito. Morale della favola, deve ricominciare a costruirsi una carriera internazionale al Benfica, accantonando momentaneamente le velleità di grandezza, che poggiavano su numeri importanti. Visto che sino alla rottura del ginocchio, con l’Ajax viaggiava al ritmo della doppia cifra ogni annata, tra gol e assist.
Duttile e dinamico
Proprio la duttilità palesata in Portogallo pare abbia convinto la società partenopea della bontà di accaparrarsi le prestazioni di Neres. Con Di Maria inamovibile sulla fascia destra, per integrarsi e mettere in mostra il suo talento, il brasiliano s’è dovuto adattare al binario mancino, piuttosto che limitarsi ad essere la mera alternativa a El Fideo. In ogni caso, con la maglia delle Águias (le Aquile), il brasiliano si è calato comunque all’interno di un sistema di gioco ideale a esaltarne la frequenza dei tocchi piede-palla. Finte ubriacanti, palloni spostati rapidamente. Quelle tipiche sterzate, seguite da frenate improvvise, che sbilanciano, creando separazione dal marcatore. Così da permettendogli immediatamente dopo di aggredire gli “half spaces” o andare verso il fondo e crossare con una buona qualità.
A Napoli, Neres trova compagni di reparto che parlano la medesima lingua calcistica. Kvara e Politano sono profili offensivi abili nel generare pressione psicologica nel dirimpettaio. Non soltanto isolandosi in situazione di uno vs uno.
E’ possibile dunque accomunare le tre frecce esterne di Conte, poiché non sono ali che puntano ostinatamente, alla continua ricerca di soluzioni estemporanee. La giocata individuale rientra nel loro bagaglio tecnico. Ma l’Uomo del Salento intende sfruttarne l’indole associativa, ponendo le condizioni per avere diverse opzioni di passaggio, scaricando sul breve ed in profondità.
In definitiva, l’idea di Conte rimane quella di avere molteplici possibilità nella fase di possesso, proponendo sempre due esterni con l’attitudine a lavorare in ampiezza. Ed al contempo, stringere nei corridoi centrali per seguire il proprio istinto, tali da generare vantaggio nelle conduzioni o nelle connessioni. In tal senso, Neres potrà integrarsi alla perfezione con i compagni, cambiando in meglio l’universo offensivo.
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