Nelle ultime settimane Alex Meret è stato tra i migliori in campo del Napoli. La bontà delle sue prestazioni, in campionato e Champions League, è sotto gli occhi di tutti. Tanto chi immaginava potesse inanellare un rendimento da top nel ruolo. Quanto i suoi acerrimi detrattori. Senza dimenticare quelli che hanno avuto la sfortuna di trovarselo di fronte come estremo baluardo, vedendosi strozzare in gola dai suoi prodigiosi interventi l’urlo del gol.

Ovviamente l’annata è ancora lunghissima, complice un calendario dilatato oltremisura dal Mondiale in Qatar. E come la storia recente dello stesso Airone insegna, le cose possono cambiare in modo talmente rapido, da togliere fiducia e onori a chiunque si accomodi a difesa dei pali. Facendolo sprofondare nuovamente nell’oblio.

E’ innegabile, tuttavia, che lo stato di forma attuale del portiere azzurro sia uno dei segreti della squadra di Spalletti. Arrivata domenica sera alla sosta per le Nazionali saldamente in testa alla classifica di Serie A, dopo aver sconfitto a domicilio il Milan.

Una estate tribolata

Dopo i mal di pancia di questa estate, Meret sognava sicuramente un’occasione del genere. Consapevole, al contempo, che non fosse così scontato si concretizzasse l’opportunità di dimostrare per intero il suo valore.

L’aspetto emotivo per un estremo difensore è fondamentale. Al punto tale che Alex, prima ancora che prendesse il via la stagione, ha dovuto fare i conti con una situazione non molto diversa dal solito. Ovvero dover confrontarsi con i malumori della piazza. Tifosi, addetti ai lavori e (forse…) pure qualcuno all’interno della società partenopea non erano affatto convinti di affidargli la “numero uno”.

In questo scenario, si spiega l’idea di scandagliare il mercato, a caccia di un titolare affidabile, tipo Kepa o Keylor Navas. Il Napoli però tentenna. Troppo oneroso concludere l’operazione con Chelsea o PSG. C’è in ballo anche il rinnovo del friulano. Si vocifera addirittura di un improbabile prolungamento annuale, seguito dal prestito. Magari ad una compagine che lottasse per la salvezza e gli offrisse comunque una certa continuità.

Il resto è storia recente…

Equilibrio nei giudizi

Il dubbio principale che ha accompagnato finora Meret è stato mentale. Tale da metterne in secondo piano le indiscutibili caratteristiche tecnico-tattiche. Del resto, il ruolo non offre alcuna ancora di salvataggio, specialmente all’ombra del Vesuvio. Tradizionalmente incapace di mantenersi distaccata nel giudicare asetticamente i suoi beniamini: li osanna, portandoli letteralmente in cielo. Oppure li sminuisce, etichettandoli come pacchi da rifilare al prossimo.

Insomma, per le dinamiche di un gruppo completamente rinnovato, che voleva in ogni caso provare a confermare la sua posizione ad alti livelli, almeno in ottica quarto posto, affidarsi ad un giocatore talentuoso, ma chiamato a riconquistarsi un posto al sole dopo un periodo buio, appariva davvero un azzardo.

Invece, il Napoli ha vinto abbondantemente la scommessa. Sin dal primo giorno di ritiro, Meret s’è calato nella parte del predestinato, palesando carisma e personalità. Senza risentire, quindi, del contraccolpo di partire titolare, ma con lo spettro del mercato che si chiudeva solamente dopo quattro giornate di campionato.

In questo tempo ha confermato quanto di buono fatto intravedere durante la gestione Ancelotti, che ne aveva decretato la titolarità indiscussa in virtù di evidenti doti tra i pali. Una sicurezza mai sfociata nella spavalderia. Che forse ha veicolato all’esterno dello spogliatoio una certa fragilità nel comandare la difesa e imporsi sui compagni di reparto.

Rinascimento Meret

Oggi Meret sembra aver ritrovato d’incanto le certezze smarrite prima con l’avvento di Gattuso. Poi a causa della maldestra alternanza con Ospina. Un ballottaggio continuo legittimato dalle scelte dello stesso Spalletti.

Un portiere che, appunto, mette a disposizione di compagni e allenatore ciò che serve ad una squadra ambiziosa: sicurezza, concentrazione ed un pizzico di sana sfrontatezza

E’ evidente che gare come quella di ieri contro i Campioni d’Italia, inchiodati dalle sue parate, lo renda ogni giornata che passa ancora più consapevole della propria forza. Nonchè assai affidabile per chi gli gioca davanti.

Un particolare più di altri rende merito al momento che sta attraversando Alex. Non tanto la quantità delle sua parate. Bensì, la qualità degli interventi. Chiaramente, quella su Giroud rientra nell’alveo naturale dei miracoli: smanacciare un tiro destinato alla rete quel tanto che basta a infrangersi sulla traversa sublima le capacità acrobatiche dell’ex Udinese.

Ma tutte le occasioni nelle quali è stato decisivo in questo scorcio di stagione, compreso il doppio impegno “britannico” nella Coppa dalle Grandi Orecchie, testimoniano un enorme coefficiente di difficoltà. Che solo un portiere preparato – mentalmente e tecnicamente – può derubricare a interventi semplici, quasi estemporanei.

La parata da manuale a Ibrox usando la mano di richiamo sulla sventola di Arfield – un volo a levare praticamente dallo specchio della porta la mazzata insidiosissima dalla distanza – racconta di reattività mista a conoscenza dei fondamentali del ruolo. 

Ricompensa meritata

In definitiva, il Napoli che tiene testa al Milan nel momento di maggiore spinta offensiva dei rossoneri poggia sulle (s)palle larghe di Meret. Il portiere compie tre interventi decisivi, permette agli azzurri di non andare in svantaggio, mantenendo inalterata l’inerzia del match.

Si è parlato molto di queste parate. Troppo poco dei miglioramenti nel gioco con i piedi. La padronanza che Alex mette nel partecipare alla risalita dal basso, rendendosi disponibile a giocare senza paura con i piedi – fondamentale tecnico in cui certamente non eccelleva in passato – certifica la rinascita del portiere di Spalletti.

E proprio questa rinnovata consapevolezza rappresenta la ricompensa più alta che Meret possa ricevere in questo momento della stagione. 

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